Scritto il 09 Feb 2018 in Notizie
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È di nuovo tempo di elezioni. Quelle per il Parlamento più due elezioni regionali importantissime, quelle del Lazio e della Lombardia.
Come già nel 2013, la Repubblica degli Stagisti parte da una premessa. E cioè che in campagna elettorale sono tutti molto bravi a promettere attenzione al tema dei giovani. «Se sarò eletto, lavorerò per i nostri giovani, l'occupazione giovanile è la mia priorità». Quale candidato non lo dice? Praticamente tutti, di qualsiasi schieramento politico, a ogni tornata elettorale. Ma la promessa è talmente generica che perde il suo significato. E poi chi può dire se sia stata rispettata o no da quelli che, anno dopo anno, sono stati eletti?
Per questo la Repubblica degli Stagisti propone un'azione concreta, chiamando tutti coloro che dicono di voler attuare politiche pro giovani a dimostrarlo: e poi, in caso di elezione, a provare che alle parole stanno facendo seguire i fatti.
Come? Attraverso un "patto per lo stage". Nel 2013 esso era rivolto solamente ai candidati al consiglio e alla presidenza delle due Regioni in ballo. Si trattava dunque di un documento programmatico con alcuni punti focali per una nuova gestione degli stage a livello regionale. Le Regioni hanno infatti una responsabilità enorme in materia di politiche giovanili, dato che a loro spetta la competenza in materia di formazione, e dunque di stage: e in Lombardia vengono attivati 90mila stage all'anno, in Lazio oltre 40mila.
In questa nuova edizione 2018 del Patto per lo stage invece la Repubblica degli Stagisti apre anche ai candidati alla Camera e al Senato, ampliando la piattaforma di azioni concrete da realizzare e obiettivi da perseguire nel corso di entrambe le legislature (sia quella regionale sia quella nazionale). Qui i contenuti del Patto 2018 punto per punto.
Su tutto questo la Repubblica degli Stagisti chiama uno per uno i candidati a un'azione di responsabilità e di impegno personale. Chi sottoscrive il patto si impegna poi a realizzare le proposte, o quantomeno a provarci.
I primi sei sottoscrittori sono, in rigoroso ordine cronologico: il candidato presidente alla Regione Lombardia della coalizione di centrosinistra, Giorgio Gori; la deputata uscente Lia Quartapelle, che con la Repubblica degli Stagisti si è occupata nell'ultima legislatura della riattivazione dei tirocini nelle sedi diplomatiche (ex Mae-Crui, ora Maeci-Crui), candidata all'uninominale nel collegio Milano 2; il radicale Valerio Federico, capolista della lista “+Europa” per il Senato nel collegio Lombardia 1 al consiglio regionale della Lombardia, circoscrizione di Milano; Elisa Gambardella, giovane socialista capolista capolista per la lista “Insieme” per la Camera dei Deputati nel collegio Liguria 2; il segretario del PD di Milano Pietro Bussolati, candidato al consiglio regionale della Lombardia nella circoscrizione Milano; Massimo Ungaro, segretario del circolo PD Londra e UK e candidato capolista alla Camera per la circoscrizione Estero-Europa. Qui la pagina con le motivazioni che hanno spinto ciascuno di loro a sottoscrivere il Patto 2018.
Il patto è pensato, in questo momento di campagna elettorale, prima di tutto per i candidati: la nostra redazione è pronta a ricevere tutte le adesioni. La speranza che la lista si allunghi: perchè siamo abbastanza stanchi delle parole e delle promesse, e vogliamo che si passi agli impegni concreti e a i fatti.
Per saperne di più su questo argomento:
- Tutto il Patto 2018 punto per punto
- Elenco di chi ha sottoscritto il Patto 2018
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