A Tommaso Nannicini, economista politico e sottosegretario alla presidenza del Consiglio ribattezzato qualche giorno fa da Renzi «sottosegretario alle partite Iva», tocca il compito portare a termine il ddl sui freelance, approvato in prima bozza a fine gennaio.
Il provvedimento punta a rafforzare uno dei settori tradizionalmente più privi di tutele, il lavoro autonomo, già ripulito – parzialmente – con il Jobs Act dalle finte collaborazioni e i contratti a progetto senza progetto, almeno in parte traghettati nell'alveo dei contratti a tempo indeterminato grazie alla nuova normativa sulle tutele crescenti e agli sgravi fiscali.
«Il Jobs Act e lo statuto del lavoro autonomo stanno dentro la stessa visione riformatrice, non per niente i testi sono stati scritti in parallelo» dice Nannicini alla testata online Linkiesta: «I finti autonomi, di fatto alle dipendenze di uno o più datori, dobbiamo tutelarli riconducendoli sotto la disciplina del lavoro subordinato, come fa il Jobs Act».
Ma adesso bisogna concentrarsi anche sugli autonomi veri, cioé sul "popolo delle partite Iva": incassato l'ok su alcuni punti – come le tutele per malattia e maternità senza astensione obbligatoria – molto resta da fare prima che il testo passi al vaglio della discussione parlamentare. Uno dei nodi è quello del sussidio al reddito per i periodi di inattività. Per non parlare dell’aliquota contributiva al 27%, contestata da tutte le associazioni del comparto, e al momento ancora in sospeso...
→ Leggi l'intervista completa di Lidia Baratta a Tommaso Nannicini su Linkiesta
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