Marianna Lepore
Scritto il 15 Giu 2023 in Notizie
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Non era un voto scontato, ma alla fine è passato: ieri, mercoledì 14 giugno, il Parlamento europeo ha adottato il testo della risoluzione per tirocini di qualità nell’Unione europea, respingendo i tentativi di snaturarlo. «È stata una giornata dall’importanza storica per la lotta in difesa dei giovani tirocinanti, della loro dignità e per il miglioramento delle loro opportunità e condizioni di lavoro», dice soddisfatto alla Repubblica degli Stagisti Brando Benifei, 37 anni, capogruppo del Partito democratico all’Europarlamento e da sempre attivo nelle battaglie per i diritti dei giovani: «L’adozione di questa risoluzione di iniziativa legislativa, quindi non una normale presa di posizione del parlamento, rappresenta un passaggio essenziale per la creazione di un vero e proprio dispositivo di legge europeo. Una direttiva per mettere al bando una volta per tutte, in tutta Europa, la pratica degli stage non retribuiti e di scarsa qualità. Siamo riusciti a respingere i tentativi della destra di affossare il testo con emendamenti presentati dal Partito popolare europeo e dal gruppo Identità e democrazia che volevano cancellare la richiesta del Parlamento di una direttiva europea sul tema».
Il testo, che chiede che gli stagisti debbano essere ingaggiati secondo regole chiare, non possano essere usati per sostituire dipendenti, e debbano essere pagati, ha ricevuto alla fine 404 voti a favore, 78 contrari e 130 astensioni. «Sono esterrefatto dal voto di Lega e Fratelli d’Italia: un voto contro i giovani» commenta Benifei. «Adesso lo vadano a spiegare alle ragazze e ai ragazzi che iniziano il loro percorso professionale, che faticano a pagare gli affitti, che vengono sfruttati per il loro lavoro nel momento più difficile della loro esistenza, ovvero quando cercano di intraprendere il proprio percorso di vita autonomo».
La risoluzione presentata da Monica Semedo – 39enne europarlamentare democratica del Lussemburgo – e arrivata in plenaria dalla Commissione occupazione sociale recepiva le richieste avanzate dall’Alleanza progressista di Socialisti e democratici nel corso di anni di battaglia politica. Su quel testo, però, erano arrivate all’ultimo delle richieste di modifica da parte di alcuni partiti di destra attraverso degli emendamenti che di fatto lo avrebbero reso nullo, o quasi.
La risoluzione infatti, era di iniziativa legislativa: in pratica uno degli strumenti che dà impulso legislativo al Parlamento europeo (che di fatto non lo esercita, visto che è di esclusiva procedura della Commissione). Adottando il testo della risoluzione con tutti i suoi allegati, che contengono delle vere e proprie proposte di legge, di fatto il Parlamento vincola la Commissione a rispondere e, in pratica, a partire da quel testo per una legge.
Cosa ben diversa è invece la raccomandazione, che non obbliga ma semplicemente invita gli Stati ad impegnarsi ad adottare quelle regole, senza vincoli. Per questo i partiti di destra hanno cercato fino all’ultimo di trasformare, attraverso gli emendamenti, il testo appunto in una blanda raccomandazione, che non avrebbe imposto a nessuno l’obbligo di rimborso spese e qualità nei tirocini.
Durante il dibattito sul testo della risoluzione, avvenuto alla vigilia del voto, è intervenuto anche il commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, che ha espresso gratitudine personale per il «prezioso» lavoro prodotto, ricordando che «i giovani si sono fatti sentire su questo tema» e che secondo un recente sondaggio di Eurobarometro lo stage è utile per trovare lavoro, ma c’è un margine di miglioramento. Ha poi ricordato come spesso i tirocini siano senza un rimborso spese o vengano utilizzati per sostituire posti di lavoro, cosa che non deve succedere. Non da ultimo Schmit ha assicurato l’impegno di Ursula von der Leyen: «la Commissione risponderà con una proposta legislativa nel pieno rispetto dei limiti giuridici fissati dal trattato» – a prescindere dunque dalla decisione che sarebbe stata presa l’indomani con la votazione – partendo subito con le consultazioni con le parti sociali. Questo perché le diseguaglianze nell’accesso agli stage senza un rimborso spese sono inaccettabili e «investire nei giovani è fondamentale per garantire prosperità nell’Unione europea».
Una consultazione attesa con trepidazione da Benifei e dagli altri europarlamentari dalla parte degli stagisti, che dovrà sperabilmente portare a una «nuova proposta di direttiva: una vera e propria legge europea sui tirocini di qualità», che a quel punto vincolerà tutti gli Stati membri.
Punti salienti della direttiva approvata ieri sono i criteri di qualità presenti all’articolo 3: i tirocinanti devono avere diritto a un contratto di tirocinio scritto che stabilisce almeno la durata e le disposizioni per il rinnovo, l’indennità corrisposta, i diritti e gli obblighi del tirocinante e del soggetto promotore, gli obiettivi di apprendimento. Largo spazio nel testo alla tutela dell’accesso dei disabili alle opportunità di stage: si prevede, infatti, che gli Stati garantiscano sostegno ai soggetti che promuovono e offrono tirocini per persone con disabilità.
Altro nodo centrale è l’articolo 4: «Gli Stati membri garantiscono che la durata del tirocinio sia limitata nel tempo», dice, oltre a ribadire che tutte le disposizioni relative a durata, rinnovo o prolungamento dei tirocini «non comportino la sostituzione di posti di lavoro […] posti vacanti per lavori a tempo pieno o contratti di lavoro a tempo indeterminato con il prolungamento dello stesso tirocinio nella stessa posizione per lo stesso soggetto promotore del tirocinio».
Nel testo approvato si sottolinea che i tirocini sono principalmente un’esperienza di apprendimento e non dovrebbero, quindi, sostituire posizioni di ingresso. Ci deve essere maggiore accessibilità per le persone con disabilità e provenienti da contesti vulnerabili e incoraggiare i tirocini transfrontalieri. E sopratutto, deve essere garantito un rimborso spese adeguato che copra almeno vitto, alloggio e trasporto.
«Il Parlamento europeo ha condannato più volte la pratica dei tirocini senza compenso come una forma di sfruttamento dei giovani lavoratori e una violazione dei loro diritti», osserva Benifei. «Oggi facciamo un passo avanti ulteriore, più formale, chiedendo ufficialmente alla Commissione un quadro giuridico comune, una direttiva, per garantire ai tirocinanti una remunerazione equa al fine di evitare pratiche di sfruttamento, insieme a standard minimi ai fini della definizione di quello che costituisce un tirocinio di qualità».
Il cammino non è certamente breve. Una volta pronta la proposta di direttiva della Commissione, inizierà la procedura legislativa ordinaria: «Parlamento europeo e Consiglio avranno la possibilità di emendare la proposta della Commissione per poi lavorare a un accordo tra le due posizioni, che diventerà legge in tutta l’Unione europea. Le tempistiche sono difficili da prevedere, dipende dalla rapidità con cui la Commissione europea produrrà la sua proposta». Una cosa però è certa: con il voto di oggi «si passa dal terreno della battaglia politica a quello dell’iter legislativo tout-court» dice Benifei: «Siamo a un passo da una legge europea che porrà fine allo sfruttamento del lavoro giovanile sotto forma di stage e tirocini non pagati».
Come la relatrice Marie Pierre Vedrenne ha ricordato a inizio dibattito il 13 giugno, «tra un anno ci sono le elezioni. Nel 2019 i giovani già ci hanno lanciato un messaggio: è giunta l’ora di ascoltarlo, di rispondere ed essere all’altezza delle loro aspettative». Bisognerà vedere cosa succederà adesso in Commissione, e quale sarà il prodotto finale. Intanto però vale la pena di festeggiare: perché finalmente il Parlamento europeo può dire di aver ascoltato. Di aver teso una mano ai giovani e di aver deciso, dopo gli anni bui della pandemia, di andar loro incontro, difendendo i loro diritti.
Marianna Lepore
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