Moda: troppi stilisti o aspiranti tali e pochi sarti, modellisti e figurinisti

Spazi Inclusi

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Scritto il 21 Ago 2014 in Approfondimenti

Troppi stilisti o aspiranti tali e pochi sarti, modellisti e figurinisti. Diventare fashion designer ed entrare nel mondo della moda dalla porta principale è il sogno di molti, ma quando si spengono i riflettori delle passerelle si scopre che le maggiori opportunità di lavoro si trovano dietro le quinte. Le possibilità non mancano per i più giovani, soprattutto adesso che il settore, dopo sei anni di sofferenza, sta piano piano uscendo dalla crisi. Le previsioni per il 2014 sono favorevoli: Sistema Moda Italia, la Federazione Tessile e Moda che associa circa 1200 aziende, conferma per l’industria un ritorno in area positiva. L’anno in corso dovrebbe chiudere con una crescita del fatturato totale del 3,6% (il volume d’affari complessivo nazionale nel 2013 è stato di quasi 51 miliardi di euro). E a dimostrare come il comparto rimanga comunque la seconda manifattura del Paese sono i numeri: sono quasi 50mila le aziende del settore, comprese quelle artigiane, che impiegano circa 450mila persone. La cifra degli occupati sale a due milioni di persone se si calcola anche l’indotto della moda (distribuzione, vendita all’ingrosso, attività commerciali, pubblicità e comunicazione di settore).

stage lavoroI segnali positivi della ripresa sull’occupazione si vedranno per ultimi, ben dopo quelli che riguardano il fatturato, ma gli spazi per inserirsi nel mondo della moda ci sono. «Il settore  offre molte opportunità per i giovani»  spiega a Repubblica degli stagisti Gianfranco Di Natale, direttore generale di Sistema Moda Italia: «Il problema è indirizzare questi ragazzi verso le mansioni più appropriate. Uno studente che approccia il nostro mondo di solito sogna di diventare stilista. È un problema culturale, si guarda al fashion solo con la logica della passerella. Quando invece abbiamo uno dei sistemi produttivi con la qualità più elevata al mondo che necessita di diversi tipi di professionalità».

Le figure di cui le aziende hanno maggiormente bisogno, e che spesso faticano a trovare, sono quelle del modellista (di abbigliamento, calzature o pelletteria) e del figurinista, ma anche del responsabile del processo produttivo. Forte anche la richiesta di sarti: si calcola che in Italia ne servirebbero alcune centinaia da impiegare nell’alta sartoria o nei reparti di prototipia e lavorazioni. Per essere ricercati dalle aziende, però, non basta la creatività: bisogna avere una seria formazione alle spalle e un po’ di esperienza. Con tali requisiti, lo stipendio medio per questi professionisti può andare da un minimo di 3mila a 5mila euro al mese. «Il segreto è acquisire le competenze tecniche necessarie»  afferma Antonio Franceschini, responsabile nazionale di Cna Federmoda «perché le aziende ricercano figure con capacità adeguate. Nonostante la crisi economica c’è di nuovo attenzione per il Made in Italy, alcune imprese che avevano scelto l’estero stanno ritornando nel nostro Paese. Per questo noi stimoliamo i giovani a specializzarsi nelle professioni legate alla produzione. Con una metafora calcistica si può dire che tutti vogliono fare gli attaccanti e nessuno il mediano, invece il mediano è indispensabile».

Eppure voler diventare fashion designer è molto di moda, tanto che anche in Italia, dopo il successo della versione americana, è sbarcato lo scorso mese di febbraio Project Runway Italia, il talent show sulla moda di FoxlLife. Il vincitore è stato Marco Taranto, un venticinquenne di origini calabresi, che si è aggiudicato un contratto della durata di un anno nell’ufficio creativo di Trussardi.

Diventare un astro nascente del made in Italy grazie ad un talent, però, è un’occasione per pochi. Il mondo della moda infatti è accessibile solo a chi ha una buona formazione. Orientarsi nella scelta della scuola più adatta non è sempre facile perché l’offerta è davvero ampia e le competenze da acquisire sconfinano in campi diversi. «La creatività è un grandissimo dono» spiega Gianfranco Di Natale «ma non basta, perché fare moda vuol dire pensare anche alla produzione, alla commercializzazione, alla comunicazione, al marketing e all’internazionalizzazione». Occorre saper unire, cioè, gli aspetti creativi con quelli manageriali.

Sono numerose le università italiane che propongono corsi di laurea triennali o master. Tra le altre, la Sapienza di Roma dove si può frequentare il corso di Scienze della moda e l’ateneo di Bologna dove è attivo il corso di laurea in Culture e tecniche della moda che offre una preparazione umanistica combinata a specifiche conoscenze dei principali temi del fashion. All’Università Iuav di Venezia il corso di Design della moda forma un professionista in grado di ideare, progettare e realizzare una collezione di abiti e accessori, mentre il Politecnico di Milano, con i suoi corsi di laurea triennali e magistrale in Design della moda ha l’obiettivo non di preparare stilisti, ma ‘progettisti’ della moda. Sono aperte le iscrizioni anche ai master 2015 del Milano Fashion Institute, consorzio interuniversitario fondato da Bocconi, Politecnico e Cattolica. E ancora lo Ied, Istituto europeo di design, che con i suoi corsi mira a formare le figure fondamentali della filiera moda, dal campo creativo a quello strategico, dagli aspetti organizzativi a quelli commerciali.

Molte anche le scuole di formazione che propongono corsi di specializzazione a vari livelli. È il caso di Polimoda di Firenze che vanta un’ampia offerta: dai corsi preparatori per un primo orientamento nel mondo della moda ai corsi post diploma fino ai master in italiano e in inglese. Uno dei contesti studenteschi più internazionali è l’Istituto Marangoni: oltre alla sede storica di Milano, conta altri tre campus nelle città chiave della moda, a Parigi, Londra e Shanghai e offre numerosi percorsi didattici. E ancora l’Accademia Italiana con i suoi corsi di vari livelli di fashion design a Firenze e a Roma e l’Istituto Secoli di Milano che, forte della sua lunga storia e tradizione, ha preparato negli anni oltre 80mila professionisti del settore. Quali allora i consigli per scegliere la scuola giusta? «Agli aspiranti studenti di moda» spiega Roberto Portinari, segretario generale della Piattaforma sistema formativo moda «suggerisco di partecipare alle attività di orientamento proposte dalle varie scuole, andare a vedere di persona istituti e università, comparare attraverso i siti Internet i vari corsi, approfondire bene la natura della scuola. Fondamentale per lo studente è capire se la scuola che intende scegliere ha rapporti con le aziende, qual è il tasso di placement e se propone stage extracurriculari. Aver fatto uno stage, infatti, è indispensabile per trovare lavoro».

Chiara Ferrero

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