Chiara Del Priore
Scritto il 20 Ago 2012 in Approfondimenti
diritto allo studio prestiti d'onore tasse universitarie Università università e lavoro
Secondo il Rapporto sugli atenei italiani, pubblicato da Federconsumatori lo scorso ottobre, uno studentefuori sede spende mediamente tra i 7mila e i 9mila euro l’anno per l’università, che scendono tra i 1.600 e i 1.300 per chi continua a vivere con i propri genitori. Di queste cifre, un importo calcolato tra i 500 e gli 800 euro va via solo per il pagamento della tassa di iscrizione all’università.
Ma di soldi per il diritto allo studio, per borse di studio e alloggi universitari, ce ne sono sempre meno. Basti pensare che il cosiddetto «ddl stabilità», approvato dal governo Berlusconi con l'obiettivo di effettuare tagli alla spesa pubblica, prevedeva una drastica riduzione di questi fondi: dai 246 milioni stanziati inizialmente per il 2012 dovevano esserne tagliati 220 (di conseguenza il fondo per quest'anno sarebbe rimasto di 26 milioni). Il governo Monti ha moderato il taglio, prevedendolo per 210 milioni di euro ma spalmati nei tre anni 2012-2014: nel dettaglio, 33 milioni verranno tagliati nel 2012, e poi 88 milioni nei due anni successivi.
Ma aiutare le famiglie a fronteggiare le ingenti spese per l'istruzione di gigli e nipoti è urgente: per questo negli ultimi mesi alcuni atenei stanno scommettendo sul prestito d’onore. Si tratta di un finanziamento erogato dall’università, in collaborazione con le singole banche, agli studenti universitari senza alcuna garanzia accessoria, per pagare un corso di laurea o un master, a determinate condizioni.
In Italia questa pratica è introdotta dalla legge 390 del 1991, che stabilisce requisiti precisi per accedere al prestito – come ad esempio rientrare tra gli studenti aventi diritto alla borsa di studio. Inoltre la restituzione del prestito avviene a rate e solo dopo l’inizio di una qualsiasi attività lavorativa, e la rata del rimborso non può superare il 20% del reddito del beneficiario. I prestiti però non sono partiti, perché il decreto che doveva fissare i criteri di concessione delle garanzie e degli interessi non è mai stato emanato.
Una decina d’anni dopo, vengono istituiti il Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità tra gli studenti (decreto 198 dell'ottobre 2003), in cui rientra la «concessione agli studenti di prestiti d’onore», e, con la legge finanziaria del 2004, un fondo una tantum di 10 milioni di euro per la «costituzione di garanzie sul rimborso dei prestiti fiduciari e per la corresponsione di contributi i conto interessi a capaci e meritevoli privi di mezzi». Nel 2008 e nel 2010 è la volta rispettivamente dei progetti «Diamogli credito» e «Diamogli futuro», promossi entrambi dal ministero delle Politiche giovanili, poi ministero della Gioventù: nel primo caso il fondo stanziato è di 33 milioni di euro per tre anni, a garanzia delle somme prestate agli studenti dalle banche aderenti all’iniziativa; nel secondo progetto i 19 milioni di euro stabiliti servono a garantire il finanziamento degli studi a giovani meritevoli, per un tetto massimo di 5mila euro l’anno. L’ultimo provvedimento legislativo in ordine di tempo è la legge 240 del dicembre 2010 che istituisce il Fondo per il merito per l’erogazione di premi di studio e la fornitura di buoni studio, che prevedono una quota – fissata sulla base dei propri risultati accademici – da restituire al termine degli studi secondo tempi variabili sulla base del reddito percepito.
Ma quanto è stato applicato finora il prestito d’onore? Stando ai dati Miur, poco. Dal 2003 a oggi sono stati concessi mediamente circa 660 prestiti l’anno, su un totale di iscritti all'università pari a poco meno di un milione e 800mila iscritti. Attualmente gli atenei stanno dando vita a una serie di progetti per incentivare il ricorso al prestito d’onore.
L’iniziativa più recente è quella dell’università Ca’ Foscari di Venezia: gli studenti dell’ateneo (iscritti alle lauree triennali, magistrali, master e dottorati) hanno la possibilità di chiedere un prestito di 2mila euro a un tasso agevolato (1%) per pagare le tasse, grazie a una convenzione con le banche ci credito cooperativo della Marca e di Monastier e del Sile. L’iniziativa partirà dal prossimo anno: l'accordo prevede l'erogazione di 63 prestiti a giovani poco abbienti ma ritenuti meritevoli in base ad alcuni parametri (voto di laurea o di maturità, numero di esami sostenuti in un determinato periodo). La restituzione del prestito avverrà quando lo studente avrà trovato un lavoro – e nel caso di laurea con il massimo dei voti è prevista l’estinzione del debito.
L’ateneo di Urbino ha stipulato una convenzione con Banca Marche per concedere un finanziamento rivolto a studenti iscritti a lauree specialistiche, master, dottorati o corsi di specializzazione, di importo annuo massimo variabile: 6mila euro nel primo caso per un periodo-limite di due anni; 12mila euro nel caso di master con durata pari o inferiore a un anno o di dottorati. Il periodo massimo di erogazione è rispettivamente di uno e tre anni. Lo studente ha diritto a un conto corrente gratuito, con tutta una serie di vantaggi in termini di flessibilità: pagamento degli interessi solo sulle somme effettivamente utilizzate, versamenti sul conto corrente per ripristinare la disponibilità e abbattere gli oneri finanziari, organizzazione dei tempi e delle modalità di rimborso dei finanziamenti, possibilità di estinguere il finanziamento in qualsiasi momento senza penali. Per determinati corsi di studio sono richiesti agli studenti specifici requisiti in termini di conseguimento di crediti formativi universitari (cfu). Non possono beneficiare del finanziamento gli studenti che siano contemporaneamente anche imprenditori, liberi professionisti o comunque svolgano un’attività lavorativa diversa da quella di «lavoratore dipendente» o simile.
Dal 15 dicembre 2011 fino al 30 aprile 2015 la Regione Toscana stanzia prestiti d’onore, sempre attraverso convenzioni con alcuni istituti di credito, a favore di giovani dai 22 ai 35 anni in possesso di laurea magistrale, anche conseguita all’estero, con voto non inferiore a 100/110, residenti o domiciliati in Toscana da almeno due anni al momento della presentazione della domanda e che abbiano conseguito la laurea magistrale non oltre un anno dalla durata legale del corso di studi.
I prestiti possono essere richiesti per compiere percorsi di formazione come dottorati di ricerca, corsi di specializzazione post laurea magistrale, master di II livello realizzati in Italia e all’estero presso università pubbliche statali o private, istituti o scuole di alta formazione riconosciute dal Miur o dall’autorità competente dello stato estero. Il prestito può avere un importo massimo pari a 50mila euro. Il rimborso inizierà entro 12 mesi dall’ingresso nel mercato del lavoro del beneficiario e in ogni caso entro 24 mesi dalla conclusione del programma di studi per il quale si è richiesto il finanziamento. Il prestito d’onore ha durata massima di 20 anni: in caso di abbandono del corso di studio, il rimborso dovrà iniziare nei sei mesi successivi alla sospensione degli studi. Altre università, come quelle dell’Insubria e di Macerata, hanno attivato lo scorso anno accademico prestiti d’onore a favore dei propri studenti e non è da escludere che possano rinnovare quest’iniziativa anche per il prossimo.
In ultima analisi quello dei prestiti d'onore non è ancora uno strumento particolarmente gettonato nel nostro Paese. Sarà interessante verificare se, in corrispondenza di eventuali aumenti delle tasse universitarie, anche il ricorso a questa forma di finanziamento registrerà una crescita.
Chiara Del Priore
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