Nel corso del Jobmeeting di Milano, giovedì 3 dicembre al Palazzo delle Stelline, il direttore della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina ha tenuto il seminario «Stage, come scegliere quello giusto e davvero utile», facendo il punto sugli aspetti più importanti da tenere in considerazione per decidere se accettare o rifiutare una proposta di stage. Accanto a Voltolina, Marianna Fabiani dell'ufficio Risorse umane di JT International Italia, una delle aziende che hanno aderito all'iniziativa del Bollino OK Stage, prendendosi l'impegno di garantire un trattamento "speciale" ai giovani sulla base dei principi espressi nella Carta dei diritti dello stagista. La giornata è stato trasmessa in diretta sul portale Blogosfere: ecco il video del seminario sugli stage.
«Il primissimo consiglio è sapere cosa si cerca in uno stage» dice Eleonora Voltolina: «Se si cerca espressamente un lavoro attraverso lo stage, allora è bene rifiutare tutti quelli che sono dichiaratamente "non a scopo di assunzione". Infatti ci sono delle aziende e la maggior parte degli enti pubblici che dicono chiaramente "dopo questo stage ci sarà solo una stretta di mano"»: possono andar bene per chi è interessato a uno stage puramente formativo, ma non per chi nello stage cerca un canale di ingresso nel mondo del lavoro. Poi Voltolina affronta un aspetto problematico: la possibilità rifiutare le offerte di stage non pienamente convincenti. «C'è un proverbio che dice "Piuttosto che niente, meglio piuttosto": ma non è così» ammonisce «Non è obbligatorio accettare una proposta di stage, magari solo per allungare il proprio curriculum. Anzi, è preferibile rifiutare un'offerta che non convince pienamente, e prendersi qualche settimana o qualche mese in più per trovarne una davvero utile per il proprio futuro professionale, magari nel settore che in cui interesserebbe lavorare». Saper scegliere è fondamentale anche per evitare di restare delusi: «Alcuni lettori scrivono alla Repubblica degli Stagisti perché sono frustrati da uno stage: però poi approfondendo si scopre che fin dal principio non erano convinti, e che hanno accettato sperando che si rivelasse migliore del previsto. Questo non accade praticamente mai, inutile farsi illusioni: quindi mai accettare uno stage al ribasso pensando "Beh, forse andrà meglio di quello che dicono": perché non sarà così». Il secondo aspetto importante secondo Eleonora Voltolina è l'informazione: sapere cosa è uno stage e conoscere la normativa che lo regolamenta. «Il nostro obiettivo è far sì che lo stage sia sempre meno un'incognita per i giovani: pensiamo che se le aziende chiedono il cv ai ragazzi, allora è anche giusto che i ragazzi chiedano il cv alle aziende». Diffidando di quelle che non sono disponibili a darlo: «La diffidenza dev'essere direttamente proporzionale al grado di opacità dell'offerta che vi trovate di fronte: più le aziende nascondono il loro nome, la posizione per la quale vi chiamano a colloquio, le mansioni che vi affideranno, e rimandano tutto al "Ma venga e poi ne parliamo", più la guardia deve alzarsi. Se invece un'azienda si rende trasparente e, come fanno quelle sul nostro sito, dice chiaramente quanti dipendenti ha, quanti stagisti ospita, quando dà agli stagisti, qual è la percentuale di assunzione dopo lo stage, quindi dà ai ragazzi elementi concreti per valutare se mandare il proprio cv o no, questo è un buon modo di dialogare». Per concludere il suo intervento, il direttore della Repubblica degli Stagisti presenta l'iniziativa principale del sito, il Bollino OK Stage: «Incentiviamo le aziende a fare un utilizzo virtuoso dello strumento dello stage. La normativa prevede davvero pochi paletti, sostanzialmente soltanto una durata massima per gli stage - praticamente mai superiore a 12 mesi - e un limite al numero degli stagisti per ciascuna azienda. Noi chiediamo alle imprese che vogliono entrare a far parte del Bollino un "surplus" di impegno rispetto agli stagisti, assicurando di dare un rimborso spese non inferiore a 250 euro al mese per studenti e diplomati e a 500 euro al mese per laureati, di non far durare gli stage più di 6 mesi se non in casi eccezionali, di non utilizzare lo strumento della proroga, di assumere almeno uno stagista su tre al termine dello stage».
Marianna Fabiani, 29 anni, dal giugno del 2007 lavora nel dipartimento Risorse umane di JT International Italia, una delle aziende che fanno parte del Bollino OK Stage: «Noi vediamo lo stage come una valutazione reciproca, quindi non solo noi valutiamo le persone in stage ma vogliamo anche che gli stagisti capiscano se gli piace lavorare da noi. Prendiamo sia studenti universitari sia neolaureati, e non adottiamo la politica dello "stagista con esperienza": inquadriamo in stage solo persone che non hanno mai lavorato, o che hanno davvero esperienze lavorative molto molto limitate». JT ospita pochi stagisti, in media 3 ogni anno: «Non ci serve qualcuno che venga a fare le fotocopie: vogliamo offrire un preciso percorso formativo con precise attività da svolgere. Non che la persona in stage abbia delle responsabilità: però può dare un supporto operativo notevole. Il periodo di stage va dai 3 ai 6 mesi, e tendiamo a non fare proroghe: per noi il progetto di stage ha un tempo e il tempo dev'essere quello». JT ha elaborato una policy aziendale ad hoc per gli stage, che prevede un rimborso spese differenziato a seconda del titolo di studio: «A chi ha un master diamo 750 euro al mese; a chi ha una laurea di secondo livello 650 euro, e a chi ha una laurea di primo livello 500 euro. In più per tutti ci sono i ticket restaurant da 8 euro al giorno. La persona in stage accede a tutto il materiale aziendale, a meno che non sia riservato; ha il suo computer, la sua email e tutto quello che gli può servire per il periodo di stage. L'anno scorso abbiamo registrato il 90% di stage trasformati in contratto a tempo indeterminato».
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