La Regione Lombardia sta in queste settimane lavorando su una bozza di regolamento regionale in materia di stage, di cui la Repubblica degli Stagisti ha anticipato i punti centrali lanciando quattro proposte per migliorarla e rendere più efficace il contrasto degli abusi. Anche i sindacati naturalmente sono attenti alla questione, e all'inizio di novembre hanno fatto avere all'assessorato regionale al Lavoro una loro contro-proposta con alcuni emendamenti. Li racconta alla Repubblica degli Stagisti Fulvia Colombini, segretaria regionale della Cgil Lombardia - che è la regione più rappresentativa e importante per l'universo stage, dato che ogni anno qui ha luogo circa un sesto degli stage di tutta Italia (oltre 60mila solo nelle imprese private, a cui ne vanno aggiunti 20-30mila stimati negli enti pubblici e organizzazioni non profit).
A che punto è la Regione Lombardia con la bozza di regolamento regionale sul tema tirocini?
C’è stato il seminario dell’11 novembre e poi come parti sociali siamo stati chiamati in Regione proprio un paio di settimane fa. L’assessore Rossoni ci ha detto che per mettere a punto la bozza definitiva e "chiudere" bisognerà aspettare la fine di gennaio. Noi siamo un po’ preoccupati: abbiamo mandato una serie di modifiche significative e ci terremmo ad avere un riscontro, per evitare di arrivare a gennaio e trovarci di fronte a un testo da prendere o lasciare.
Quali sono gli emendamenti più importanti che avete proposto?
Uno sul punto della durata dei tirocini. Rifacendoci alla circolare del ministero del lavoro, noi diciamo che quelli di inserimento / reinserimento lavorativo dovrebbero durare al massimo 6 mesi proroghe comprese, e non 12 come propone l’assessore. Per quanto riguarda i limiti numerici, l'aspetto che ci preoccupa è che la Regione vorrebbe contare nella proporzione tra stagisti e dipendenti non solo gli assunti a tempo indeterminato, ma tutti quanti: anche i precari, addirittura i collaboratori a progetto che formalmente non sono nemmeno dipendenti, ma lavoratori autonomi! Secondo noi non è legittimo: quindi noi abbiamo riportato questa proporzione ai dipendenti con contratto stabile.
Qual è la vostra posizione sui tirocini presso aziende che non hanno nemmeno un dipendente subordinato?
Nella sua formulazione la Regione propone la dicitura «da 0 a 5 dipendenti, un tirocinante»: nella nostra controproposta abbiamo invece scritto «fino a 5», perché secondo noi non dovrebbero essere permessi stage in aziende che non abbiano almeno un dipendente.
E per quanto riguarda il rimborso spese?
Lì abbiamo scritto che va previsto un rimborso a carico delle aziende, «congruo e proporzionale alle spese sostenute dal tirocinante».
Non avete però introdotto una cifra.
No. Il documento è unitario di Cgil Cisl e Uil: la nostra valutazione, come sindacati, è stata che un documento unitario sarebbe stato più forte di fronte alla Regione. Però questo ha significato anche mediare tra differenti visioni: come Cgil avremmo preferito indicare una cifra minima, ma alla fine non l’abbiamo spuntata.
Vi aspettate che la Regione Lombardia allochi dei fondi, così come ha fatto la Toscana, per sostenere i tirocini di qualità?
Noi pensiamo che il rimborso spese debba essere a carico dell’azienda ospitante, quindi non chiederemmo alla Regione di impegnarsi nel cofinanziamento. Però invece un aspetto molto importante su cui la Regione dovrebbe investire denaro è quello degli incentivi all'assunzione.
Nella vostra bozza non avete emendato nulla rispetto a chi potrà fare da soggetto promotore. Eppure la proposta regionale si discosta significativamente dal dm 142/1998, prevedendo che per svolgere questo ruolo basti essere «istituzioni accreditate ai servizi di istruzione e formazione professionale e ai servizi del lavoro».
È vero, nella bozza si "largheggia" rispetto ai criteri più stringenti che sono finora elencati nel decreto 142. Questo perché la Lombardia ha messo in piedi in questi anni, esercitando il principio di sussidiarietà, un sistema di accreditamento. Nel caso specifico si tratta di circa 200 enti accreditati, di cui una quarantina veramente attivi sul territorio. Sul sito della Regione c'è un lungo elenco dei soggetti che hanno un accreditamento: bisogna scremare per individuare quelli che sono accreditati alla formazione professionale, alla formazione continua e ai servizi al lavoro. In ogni caso per fare da soggetto promotore di tirocini bisognerà che un dato ente sia accreditato sia per i servizi di istruzione e formazione sia per i servizi al lavoro.
Non siete preoccupati che questa apertura a tanti soggetti promotori possa parcellizzare la situazione e renderla ancor meno controllabile e trasparente? Almeno adesso vi sono una serie di promotori "principali" di stage, le università e i centri per l'impiego. Domani in Lombardia potrebbe non essere più così.
La paura c'è. Noi vorremmo almeno che la Regione facesse un rating, per esempio conteggiando gli esiti: se tu mi prendi in carico in un anno 100 persone, a cui fai fare un tirocinio, io vorrei poter sapere quanti di questi sono stati trasformati in rapporto di lavoro. Così il sistema sarebbe trasparente e le persone potrebbero rivolgersi a un soggetto piuttosto che a un altro in base alle sue performance. Finora c'è stata invece molta opacità. Questa nostra proposta in realtà è stata già inserita in un accordo dell'anno scorso sulle politiche attive: la Regione ci aveva detto di sì, ma al momento ancora non si è attrezzata.
Come valutate le quattro proposte lanciate dalla Repubblica degli Stagisti alla Regione Lombardia per migliorare il regolamento?
Molto positivamente. Siamo com'è naturale d'accordo con la prima proposta, quella del rimborso spese minimo obbligatorio. Condividiamo anche l'idea del database sul sito della Regione: avevamo proposto una cosa analoga chiamandola "cabina di regia" per monitorare tutti questi percorsi. Quindi la vostra idea potrebbe integrare la nostra, prevedendo che le informazioni raccolte vengano messe in rete e consultabili sul web. Come Cgil teniamo molto alla questione della trasparenza.
Per quanto riguarda la nostra idea di vietare gli stage per mansioni di troppo basso profilo?
Al nostro interno abbiamo una discussione aperta. Alcune categorie, come quella del commercio, ci dicono che effettivamente lo stage può essere utile. Bisognerebbe stabilire però che per queste mansioni molto basse - il barista, la receptionist - lo stage possa durare solo 1-2 mesi. E sarebbe importante poter definire attraverso i contratti nazionali le mansioni dei tirocinanti, individuando dei profili con durate adeguate alla professionalità.
L'ultima proposta della Repubblica degli Stagisti, la più innovativa, è quella di legare il numero massimo di stagisti ospitabili al numero di contratti di apprendistato attivi in una data azienda.
In linea teorica l'idea è interessante. Purtroppo però in Lombardia l'anno scorso il contratto di apprendistato ha rappresentato solamente il 2,7% degli accessi al mercato del lavoro. In pratica nessun giovane viene assunto così. Basti pensare che gli apprendistati avviati nel I° trimestre 2011 sono stati solamente 3.800 - a fronte di 33.600 contratti a tempo indeterminato, 66mila contratti a termine, 18mila contratti di collaborazione a progetto, 19mila contratti di somministrazione attivati nello stesso periodo. Insomma il numero di apprendisti in Lombardia è residuale: questa tipologia viene peraltro utilizzata sopratutto nelle imprese di tipo artigianale, e pochissimo nei settori del terziario e industriale.
Insomma la Cgil dice: se si riuscisse a far aumentare il numero di apprendisti si potrebbe anche pensare di legarlo al numero degli stagisti, ma allo stato attuale no. Eppure introdurre un vincolo di questo tipo non sarebbe un incentivo shock per le imprese per fare finalmente contratti di apprendistato?
Forse sì. Però ci sono anche aziende che decidono di non usare questa tipologia contrattuale. Prima della crisi infatti c'era un numero abbastanza consistente di imprese che dopo una fase di stage e una fase di contratto a termine stabilizzava con l'indeterminato, senza passare per l'apprendistato. Dire "se non hai apprendisti non puoi prendere stagisti" rischierebbe quindi di togliere qualche opportunità a qualcuno. L'importante però è che la proporzione tra dipendenti e tirocinanti non venga stravolta inserendo nel conteggio anche tutti i precari.
Cosa faranno la Cgil e gli altri sindacati se la Regione manterrà questo punto, permettendo quindi per ipotesi a un'impresa con pochissimi dipendenti a tempo indeterminato ma decine di collaboratori a termine o parasubordinati di prendere parecchi stagisti alla volta?
Noi faremo sicuramente opposizione, spero anche con Cisl e Uil. Comunicheremo in tutti i modi ai giovani che ci siamo battuti per loro, creeremo mobilitazione. Il problema vero è che una volta sentito il nostro parere, nulla vieta a Rossoni di non recepire i nostri emendamenti e procedere di testa sua. Il regolamento viene adottato dall'assessorato e diventa immediatamente operativo. Comunque sia, non ha una validità pari a una legge regionale. Quindi se proprio dovesse essere pessimo, noi potremo lavorare nei prossimi mesi per spingere a introdurre modifiche, o a farne un altro, o a elaborare una vera e propria legge regionale in merito.
intervista di Eleonora Voltolina
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