Quattro ragazzi in cerca di appartenenza politica; quattro partiti disposti ad accoglierli, ma solo in cambio di grandi e gravi compressi. È una storia immaginaria, ma anche di strettissima attualità, quella che Giulia Innocenzi, noto volto di Annozero, ha recentemente pubblicato per Editori Riuniti.
Se si dovesse inserirlo in un qualche genere letterario, Meglio fottere (che farsi comandare da questi) potrebbe appartenere al "romanzo di formazione": perché attraverso l’esperienza politica, i giovani protagonisti arrivano effettivamente a maturare la consapevolezza dell’inganno che si nasconde dietro ai partiti politici che hanno scelto di scalare. I nomi sono ovviamente di fantasia, ma il Partito dei forti, dei buoni, dei puri e quello di tutti rimandano direttamente alle principali forze politiche italiane. E attraverso le disavventure di Matteo, Giulia, Lisa e Andrea, l’autrice propone una serissima disamina dei vizi che attanagliano quelli che la Costituzione descrive come libere associazioni di cittadini che concorrono «con metodo democratico a determinare la politica nazionale» (art. 49). Per raccontare il fallimento di questo modello, Giulia Innocenzi sceglie l’arma dell’ironia, forse la più efficace per descrivere il corto circuito che si crea tra le aspettative, gli ideali e le ambizioni di chi si avvicina per la prima volta alla politica italiana e le logiche della cooptazione, del signorsì, del tutto deciso prima ancora di decidere che caratterizzano invece la vita di partito.
A tratti la narrazione degli eventi diventa così precisa da lasciare quasi intravedere le esperienze fatte in prima persona dall’autrice: come la corsa per diventare segretario dei giovani del Partito Democratico nel 2008. Anche di queste personali vicende, e senza troppi peli sulla lingua, Giulia Innocenzi parla in questa intervista alla Repubblica degli Stagisti.
Guarda il video dell'intervista a Giulia Innocenzi:
Il titolo del romanzo merita una nota a parte: il detto mafioso «meglio comandare che fottere» viene infatti qui rovesciato per adattarsi all’attuale scenario politico, per il quale l’autrice non intravede peraltro nessuna possibilità di riforma interna. Ma attenzione: la spinta al cambiamento esiste (anche in Italia) e in parte si sta già concretizzando, al di fuori dei modelli politici tradizionali. C’è chi la chiama antipolitica e chi nuove forme di rappresentanza dei cittadini.
Ilaria Costantini
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