Il 20 febbraio sarà un giorno importante per gli stagisti di tutto il mondo. Dopo l'International Interns Day – la “Giornata internazionale degli stagisti” di un anno e mezzo fa – la coalizione che raggruppa la maggior parte delle realtà che in tutto il mondo si battono per i diritti dei tirocinanti – tra cui ovviamente vi è anche la Repubblica degli Stagisti per l'Italia – ha annunciato una nuova giornata di mobilitazione.
Stavolta il titolo è “Global intern strike”, uno sciopero globale degli stagisti: una modalità tradizionale, scelta per rappresentare i bisogni di figure non tradizionali nel mercato del lavoro.
La finalità principale dello Strike è quella di protestare contro gli stage non pagati, una piaga che purtroppo persiste in molti Paesi e anche in realtà blasonate come l'ONU: non a caso una delle manifestazioni più importanti si terrà a Ginevra, dove ha sede il quartier generale europeo dell'Onu.
«Come Repubblica degli Stagisti naturalmente aderiamo a questa giornata di mobilitazione» dice Eleonora Voltolina, la giornalista che ha fondato e dirige da quasi dieci anni la testata online che perora i diritti degli stagisti in Italia: «Lanciamo a tutti gli stagisti la proposta di farsi una foto con un cartello con la scritta Global intern strike e poi farla circolare sui social network e postarla sulla nostra pagina Facebook, per dare forza alla protesta internazionale».
«Noi in Italia abbiamo parzialmente risolto la piaga degli stage gratuiti» continua Voltolina: «Tra il 2012 e il 2014 sono state approvate in tutte le Regioni nuove normative che hanno introdotto una indennità mensile minima obbligatoria a favore di tutti i tirocinanti extracurriculari, cioè quelli che fanno uno stage al di fuori di un percorso formativo».
Dunque gli stage gratuiti in Italia sono illegali? «Non del tutto» precisa Voltolina: «Resta al di fuori di questa protezione un buon 50% degli stage che ogni anno vengono attivati nel nostro Paese: i curriculari, cioè quelli che vengono svolti mentre si sta facendo per esempio l'università, o un corso di formazione, o un master».
Per questi stagisti dunque il diritto al rimborso spese è ancora un miraggio: «Noi combattiamo gli stage gratuiti per molte ragioni. La più importante è che sono classisti: una opportunità di formazione on the job che non prevede un compenso è infatti preclusa a tutti coloro che non hanno una famiglia abbiente, disponibile a mantenerli per la durata dello stage - magari addirittura in un'altra città».
La Repubblica degli Stagisti chiede al Parlamento e al ministero dell'Istruzione (a differenza dei tirocini extracurriculari, che sono di competenza regionale, quelli curriculari sono infatti di competenza statale), di introdurre una nuova normativa che mandi definitivamente in pensione quella attuale (il dm 142/1998), ormai obsoleta e troppo vaga.
«La nostra proposta è di prevedere una indennità obbligatoria anche per i tirocini curriculari, magari un po' più bassa di quella prevista per gli extracurriculari» specifica la direttrice della Repubblica degli Stagisti: «Un compenso minimo per tutti i tirocini di durata superiore alle 200 ore, che equivalgono a poco più di un mese».
Ovviamente vi sono poi molti altri aspetti che determinano la qualità di uno stage: «Noi siamo fortemente contrari, per esempio, alla possibilità di usare questo strumento per mansioni semplici e ripetitive: non dovrebbero essere permessi stage di 6 mesi, o addirittura di più, per fare i commessi nei negozi o i cassieri al supermercato. Eppure non solo questi stage sono molto comuni, ma scavando un po' si scopre che spesso e volentieri sono inseriti in programmi statali e pagati con fondi pubblici, come è accaduto e ancora accade con Garanzia Giovani» si rammarica Voltolina.
La situazione degli stagisti italiani è ancora molto critica: per questo la Repubblica degli Stagisti abbraccia il Global Intern Strike del 20 febbraio, e sarà presente con una sua rappresentante alla manifestazione di Bruxelles.
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