Ilaria Mariotti
Scritto il 24 Set 2022 in Storie
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Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti dà voce alle testimonianze di donne – occupate nelle aziende dell’RdS network – che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Silvia Baroncini, IT Applications Manager per NWG Energia, trader di energia proveniente da fonti 100% rinnovabili.
Non ho mai pensato che un giorno il mio percorso lavorativo potesse essere preso ad esempio... Ma volentieri vi racconto la mia storia! Sono nata a Firenze quasi cinquant'anni fa in una famiglia comune – papà artigiano, mamma operaia in fabbrica e un fratello che si è diplomato geometra. Mi ritengo una persona con grande forza di volontà: sono tenace e ambiziosa, amo la qualità in tutto quello che faccio.
Sono un'ingegnera e al momento lavoro per la rete di imprese NWG, un ecosistema formato da tre società di cui due benefit con certificazione BCorp. Ricopro il ruolo di IT Applications Manager, a capo di un reparto di otto persone, inclusa la sottoscritta.
Sono entrata in NWG Energia giusto giusto un anno fa, a settembre del 2021: non potevo non accettare un lavoro da un gruppo che ha come valori fondamentali la sostenibilità, la diversità e il sostegno alla comunità locale! Da quando ho avuto mio figlio – che adesso ha dieci anni – è maturata infatti in me l’esigenza di fare qualcosa di più, non solo strettamente legato al lavoro, e che avesse a che fare con il rispetto per la diversità e la sostenibilità. Sono i valori a cui mi ispiro con l'idea di lasciare un mondo migliore a mio figlio e alle generazioni future.
Così sono diventata membro di un'associazione che promuove la partecipazione dei cittadini alla vita della propria comunità, attraverso iniziative di sensibilizzazione sui temi dei rifiuti zero, della raccolta differenziata, del riciclo e del recupero. Facciamo campagne di pulizia del territorio e sono stata nominata coordinatrice dell’Osservatorio Rifiuti Zero del comune in cui abito. In tal senso le capacità e conoscenze di Project Management sono state di grande aiuto.
Come dicevo, nel mio bagaglio interiore porto anche una grande ambizione. Ricordo che un giorno rientrando da scuola – facevo a quell'epoca le elementari – mi rivolsi a mia madre dicendo: “Adesso è tutto un dire 'Tizio figlio della professoressa, Caio nipote del professore'. Ma la maestra nominerà anche me. Da domani deve dire 'Silvia figlia dell’artigiano'!”. Così è iniziata la mia storia: ho cominciato a studiare e a diventare uno degli elementi più brillanti. Magari non la prima ma sempre tra i migliori. Per me questo è anche il segreto per un buon equilibrio vita-lavoro: essere di grande valore ma non necessariamente il primo della classe.
Una volta conseguito il diploma all'Ict come Ragioniere programmatore, un'amica mi ha convinta a seguire le sue orme e ad iscrivermi alla facoltà di Ingegneria a Firenze, indirizzo Informatica. Mi ero posta un obiettivo: iniziare con l’esame più difficile del primo anno, Analisi Matematica I. Se l’avessi superato sarei andata avanti, altrimenti avrei optato per Legge, l’indirizzo suggerito dai miei professori dell’Itc. Purtroppo o per fortuna ho superato l’esame con una bella votazione, e quindi il mio destino un’altra volta mi ha portato a osare.
Mi sono laureata con vecchio ordinamento, ho optato per la specializzazione in Automazione Industriale. All'epoca ho avvertito la presenza nell'ambiente universitario di stereotipi di genere: eravamo cinque ragazze su settanta studenti in totale, e spesso ci siamo sentite dire cose non proprio carine; e anche in seguito, nella ricerca del lavoro, ho trovato qualche difficoltà.
Post-laurea ho accettato uno stage di sei mesi, purtroppo senza alcun compenso, presso la Nuovo Pignone di Firenze, società acquisita pochi anni prima dalla multinazionale General Electric. Ho svolto il tirocinio nel reparto Information Technology che supporta la sala prove, dove vengono effettuate le prove standard su compressori e turbine e ho collaborato con il mio sponsor interno allo sviluppo di un progetto futurista per quei tempi, ovvero l’ispezione da remoto delle prove standard.
Mi sono così conquistata un primo contratto a tempo determinato e dopo circa un anno sono stata promossa IT Project Manager nel progetto più importante di allora, l'implementazione di un ERP (un software per l'automazione, ndr) per diversi stabilimenti italiani. A capo di due moduli dell’ERP, nella posizione di IT Owner, ho ottenuto il contratto a tempo indeterminato. Dopo circa due anni mi hanno offerto di partecipare al leadership program IMLP (Information Management Leadership Program), un programma diviso in quattro rotazioni semestrali su progetti diversi, una delle quali internazionale. Ho così vissuto sei mesi in Ohio e lavorato per GE Aviation. La mia classe era composta da oltre ottanta persone dislocate in tutto il mondo, e questo mi ha permesso di costruirmi una rete importante di conoscenze. Un IT non deve sapere tutto, ma un ottimo IT deve davanti a un qualsiasi problema sapere a chi rivolgersi, saper individuare la persona giusta!
La mia carriera in Nuovo Pignone mi ha fatto crescere nella gestione dei progetti, dal budget di poche migliaia di euro fino a centinaia di migliaia di dollari. Ho sempre dato importanza agli aspetti tecnici, coltivando le mie conoscenze con corsi di programmazione, DataBase, reti, per capire le soluzioni che mi venivano proposte e di cui dovevo seguire lo sviluppo. Non mi sono mai limitata a coordinare persone e gestire soldi. E questo è anche quello che mi ha aiutato quando ho ripreso a lavorare dopo la gravidanza, trascorsa in parte a letto. Sono ripartita da capo, pur avendo già raggiunto in precedenza un buon livello. Facevo orari assurdi, anche sfruttando la possibilità di lavorare da casa e gestire così il piccolo. Mi collegavo con l'estero magari alle cinque del mattino, approfittando del fatto di non essere obbligata a timbrare un cartellino.
Lo smartworking in tal senso aiuta nella gestione familiare, io per esempio risparmio diverse ore grazie al fatto di non dovermi spostare. La pandemia mi ha regalato del tempo che ho voluto investire al meglio. Mi sono rimessa a studiare e ho conseguito la certificazione PMP, Project Management Professional. In quel periodo ho maturato l’idea di cambiare lavoro. L'idea era quella di fare un'esperienza nel Regno Unito, ma poi è esplosa la pandemia. Così lasciato Nuovo Pignone che era marzo 2020, e dopo sei mesi ho ricevuto una proposta da una piccola SW house, perché volevo esplorare aree tecniche mai viste. Lì ho conosciuto il mondo dei Big Data, Big query e dell'Intelligenza artificiale. Per me, accettare posizioni anche “inferiori” per colmare delle lacune non è mai stata una sconfitta, purché alla risalita ci si trovi un gradino più alto dell’ultima volta che si è saliti! E poi è arrivata appunto, a settembre dell'anno scorso, la proposta che mi ha aperto il mondo NWG.
Nella routine domestica divido tutto con il mio compagno, anche lui ingegnere e consapevole delle esigenze di un lavoro come il mio. Per fare carriera è fondamentale il compagno che si ha a fianco. Quando è arrivato mio figlio comunque sia avevo quasi quarant'anni e avevo raggiunto diversi traguardi professionali, quindi nel mio caso la maternità non ha pregiudicato la carriera. Ma va precisato che il discorso cambia nel caso si vogliano raggiungere posizioni apicali. A quel punto la conciliazione tra lavoro e vita privata diventa davvero complessa. Per arrivare al top, per esempio essere ceo, bisogna anche fare rinunce e avere qualcuno che si occupi del bambino al posto tuo. Io non ho voluto farlo, è stata una scelta, altrimenti non lo avrei messo al mondo. Mi concentrerò solo sulla carriera quando sarà più grande e non dovrò più occuparmi interamente di lui. E a chi volesse seguire un percorso simile al mio consiglio di non mollare mai e credere sempre in se stessi. Mai autoimporsi dei limiti: bisogna scoprire con il lavoro e l’impegno quali sono e avere l’umiltà di fare pivot nel caso!
Testo raccolto da Ilaria Mariotti
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