La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti ha deciso di raccontarle una ad una attraverso una rubrica, Girl Power, che avrà la voce di tante donne innamorate della scienza e fortemente convinte che in campo scientifico, di fronte al merito, non ci sia pregiudizio che tenga. La testimonianza di oggi è quella di Silvia Giussani, manager presso il gruppo EY.
Ho 29 anni e vengo da Milano. Dopo il liceo scientifico mi sono laureata al Politecnico di Milano in Ingegneria matematica con specializzazione in statistica e decision making. La matematica è sempre stata la mia passione, ma quella “pura” mi spaventava e poi, nonostante abbia dato ripetizioni per dieci anni, non ho mai pensato di insegnare. Inoltre l’ingegneria mi dava una maggiore tranquillità nel poter scegliere dopo cosa fare e uno spettro più ampio di sbocchi. Non c’erano già ingegneri in famiglia: mio padre in realtà da giovane si era iscritto a Ingegneria, ma aveva poi lasciato!
Già un anno e mezzo prima di laurearmi avevo iniziato a lavorare in un’azienda IT, EMC2, come business analyst − mi occupavo di reportistica − prima con uno stage e poi, dopo la laurea, con un contratto a tempo determinato. Avevo trovato questa opportunità grazie all’Associazione ingegneri matematici (Aim), che fa da ponte tra mondo accademico e mondo del lavoro per promuovere una specializzazione ancora poco conosciuta dalle aziende. Come membro del direttivo, ho contribuito a organizzare eventi volti a far incontrare aziende e ragazzi e in uno di questi ho lasciato un cv e sono stata contattata per un assessment. Lavorare e studiare ha significato sacrificare il mio tempo libero ma mi è servito tanto.
Grazie a questo primo impiego ho imparato l’ “abc” del mondo del lavoro: scrivere mail, interfacciarmi con ruoli diversi etc. Tuttavia presto mi sono resa conto che non era quello che volevo fare, mi sembrava riduttivo, avevo voglia di approfondire altre tematiche. Inizialmente ho cambiato ruolo nella stessa azienda, diventando consulente in ambito big data. Ma mi occupavo di consulenza legata ai prodotti, quindi ero comunque ancora lontana dalla mia formazione. Quindi, nonostante l’azienda fosse una delle migliori mai viste come ambiente e welfare, dopo due anni ho deciso di cambiare.
Prima di lasciare EMC2 ho seguito un percorso di mentoring dedicato alle donne, il Progetto generazioni, in collaborazione tra Politecnico di Milano e Donnalab. Sono stata assegnata a una manager di Intesa Sanpaolo, che mi ha aiutato a capire cosa fare ed è stata per me un modello per il suo percorso di carriera: l’anno dopo ha vinto anche il Premio Bellisario, dedicato alle donne che si distinguono in ambito professionale e non solo.
Dopo aver cambiato idea mille volte, ho deciso di intraprendere il mondo della consulenza e mi sono candidata per una posizione di senior consultant in EY. In quel periodo il gruppo stava iniziando a cercare figure diverse da quelle prettamente economiche: matematici, data scientist etc. Oggi EY è un’azienda sempre più completa, dove per lavorare bene devi imparare le “lingue” degli altri colleghi, dalle figure tecniche a quelle creative.
Sono entrata subito con un contratto a tempo indeterminato e dopo un anno e mezzo sono già stata promossa manager. Quello della consulenza è un percorso complesso ma premiante! Io ho un ruolo che fa da ponte tra il mondo analitico puro e il mondo business puro, devo interpretare i dati in un linguaggio chiaro ai clienti, far capire cose complicate a livello computazionale spiegando obiettivi e benefici economici.
Tra gli esempi, per un’azienda che organizza crociere ho progettato un modello di raccomandazione delle escursioni, in modo che il guest potesse trovare, attraverso strumenti come volantini e app, informazioni selezionate per lui sulla base del suo profilo e dei suoi interessi raccolti attraverso iscrizione, comportamento storico, profili social e così via. Un modo per soddisfare il cliente e insieme l’azienda. O ancora, in ambito media entertainment ho progettato un modello per un’azienda tv per consigliare i film di potenziale interesse.
In EY c’è un ambiente molto giovane, a 29 anni quasi mi sento “vecchia”! Nel mio team, composto da circa dieci persone, la metà sono donne. A livelli apicali c’è invece ancora un gap, ma l’azienda sta lavorando per ridurlo, cercando di alternare a ogni promozione di un uomo quella di una donna. Io spero che non ce ne sia più bisogno!
Certo lavorare nella consulenza occupa tanto tempo, io lavoro almeno dieci-undici ore al giorno e nei momenti di picco il bilanciamento con la vita privata è difficile. Ci sono stati momenti di crisi, ma li ho superati grazie a un ambiente di lavoro molto collaborativo e alla consapevolezza che questo ruolo ti porta a crescere velocemente, a confrontarti ogni giorno con qualcosa di diverso e a trovare sempre nuove soluzioni: non ci si annoia mai! Certo qualche volta sarebbe comodo fare un lavoro “meccanico” ed evitare di applicarsi, ma non darebbe la stessa soddisfazione.
Il futuro? In questo campo le opportunità di cambiamento si manifestano velocemente grazie al continuo contatto con i clienti, ma secondo me prima di cambiare è importante avere un’esperienza più verticale possibile, diventare esperti in qualcosa. Alle ragazze dico che la laurea in ingegneria apre tantissime porte ed è una palestra super efficace. Oggi anche il gap di genere si sta superando: nel mio corso di laurea eravamo metà ragazze e metà ragazzi.
Consiglio a chi vuole fare consulenza di cominciare subito perché prima si inizia meglio è, si ha la possibilità di vedere più cose possibile. E poi, prima di passare a un'altra esperienza, meglio sempre uscire con una qualifica più alta da spendere sul mercato: insomma, sconsiglio di spostarsi ogni anno inseguendo solo gli incrementi di stipendio. Qualunque cosa si scelga di fare, l’importante è non abbattersi e avere sempre un obiettivo!
Testimonianza raccolta da Rossella Nocca
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