Rossella Nocca
Scritto il 22 Gen 2018 in Storie
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La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti ha deciso di raccontarle una ad una attraverso una rubrica, Girl Power, che avrà la voce di tante donne innamorate della scienza e fortemente convinte che, in campo scientifico più che altrove, di fronte al merito non ci sia pregiudizio che tenga. La storia di oggi è quella di Alice Sandri, 28 anni, di Robbio (Pavia), software engineer presso l’azienda di componenti automotive Magneti Marelli.
Ho una vera e propria passione per le materie scientifiche: quando ho scelto di studiare Ingegneria l'ho fatto perché ero convinta che mi potesse dare la giusta formazione, sia a livello teorico che pratico, ma soprattutto un metodo – e la possibilità, una volta laureata, di scegliere tra vari ambiti lavorativi.
Anche se mio padre è ingegnere, in famiglia non ho mai subito “pressioni”. Certo le persone vicine a me sapevano che poteva essere una buona scelta e mi hanno sempre supportato. Così, dopo il liceo scientifico, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria informatica all’università di Pavia. Nel 2011 ho conseguito la laurea triennale e mi sono iscritta alla specialistica, indirizzo automazione, laureandomi nel 2013. La passione per l’automazione e la robotica è nata nel corso degli studi: lo trovavo un ambito nuovo e interessante, che permetteva di essere creativi oltre che tecnici.
Conclusi gli studi mi hanno proposto un dottorato, ma dopo cinque anni ho pensato che era il momento di passare ad altro. All’uscita dall’università ho subito iniziato a lavorare in un’azienda di automazione industriale in ambito calzaturiero, in un nuovo polo di ricerca, a Vigevano, dove avevo un contratto di apprendistato. Lì ho lavorato per sei mesi, poi sono stata contattata da Magneti Marelli, probabilmente tramite il portale AlmaLaurea, per uno stage come software engineer. Molte persone si sono stupite perché ho lasciato un contratto a tempo indeterminato per uno stage... Ma si trattava di una proposta stimolante che non potevo rifiutare!
Anche in Magneti Marelli, dopo sei mesi di stage e dieci di tempo determinato, ho ottenuto un contratto a tempo indeterminato. Lavoro nella divisione Electronics, dove sviluppo software per quadri di bordo, e attualmente coordino un gruppo di persone per un progetto relativo a un nuovo quadro di bordo. Siamo sessanta software engineers e uno su dieci è donna. Probabilmente il fatto che sia un ambiente così giovane - siamo quasi tutti tra i 25 e i 35 anni - comporta un’apertura mentale maggiore, e di questo mi sento fortunata. Lavorare con persone con una mentalità aperta mi ha infatti aiutato nel poter dimostrare le mie capacità professionali. Di conseguenza, non ho percepito una “discriminazione” rispetto ai colleghi uomini che hanno fatto il mio stesso percorso. Inoltre tra colleghi abbiamo un ottimo rapporto, e organizziamo cene ed eventi anche al di fuori di quelli aziendali.
Avevo scelto di studiare ingegneria informatica per avere la possibilità di lavorare in diversi ambiti e avere la forma mentis per risolvere i problemi, ed è stato così. L’ingegneria ti fornisce un approccio che puoi applicare non solo in ambito tecnico ma in generale nella vita professionale quotidiana. Ciò che più mi appassiona del mio lavoro è poter concretizzare idee e concetti teorici in un qualcosa di reale e tangibile, come un prodotto.
Le difficoltà di non saper fare le cose ovviamente ci sono, ma sono quelle che ti fanno crescere. Non mi sono mai pentita del percorso intrapreso finora. Al momento, a livello di ambizione professionale, l’obiettivo principale è quello di accrescere le mie competenze, sia tecniche che di soft skills, che sono le più difficili da acquisire. Questo è il momento giusto per farlo. Spero quindi che la mia crescita di posizione in un organigramma sarà poi frutto di questo.
All’università eravamo poche ragazze, soprattutto nel ramo dell’informatica: più o meno il 5%. Invece tra i docenti, soprattutto per le materie matematiche e fisiche, c’era una buona rappresentanza. Noi ragazze non abbiamo mai formato un gruppo isolato, eravamo perfettamente integrate con i nostri compagni universitari. Il rapporto è sempre stato completamente alla pari, con costante collaborazione e scambio di informazioni. I gruppi si sono formati durante gli anni, ma sulla base di interessi comuni e amicizia.
Probabilmente di fronte a una donna che fa un lavoro tendenzialmente maschile c’è un pregiudizio iniziale più forte, ma per me non è mai stato bloccante, né in ambito formativo né professionale. Né sono spaventata dall’idea di potermi fare una famiglia e di conciliare la vita privata a quella lavorativa. Non considero un'attività maschile intraprendere la carriera da ingegnere e, nello specifico, il mio lavoro. Magari tale concezione deriva da un retaggio storico. Per questo, credo che non ci sia nulla da temere nell'affrontare tale percorso in quanto ragazza. Anzi, sicuramente il carattere scientifico di questo tipo di indirizzo permette di valutare più oggettivamente le competenze e le qualità tecniche di una persona, a prescindere dal suo essere uomo o donna.
Alle ragazze appassionate di materie scientifiche consiglio Ingegneria perché è un’ottima facoltà, che permette di accrescere le proprie conoscenze e approfondire tanti aspetti lavorativi diversi. In particolare, l’ambito in cui lavoro, l’automotive, è uno dei settori che sta crescendo di più. La sua continua evoluzione permette di poter lavorare su prodotti tecnologicamente avanzati e questo è particolarmente stimolante e sfidante a livello professionale. Ma in generale consiglio alle ragazze di non limitarsi nel fare determinate scelte solo perché si sentono in minoranza e hanno paura di essere giudicate. Io sono convinta che bastano competenza e professionalità, dimostrare di saper fare le cose, per superare ogni pregiudizio.
Testimonianza raccolta da Rossella Nocca
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