Rossella Nocca
Scritto il 16 Ott 2020 in Storie
cosa studiare donne manager gender pay gap gendergap Gruppo EY ingegneria occupazione femminile STEM stereotipi di genere
La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti ha deciso di raccontarle una ad una attraverso una rubrica, Girl Power, che avrà la voce di tante donne innamorate della scienza e fortemente convinte che in campo scientifico, di fronte al merito, non ci sia pregiudizio che tenga. La testimonianza di oggi è quella di Federica Lo Monaco, manager presso il gruppo EY.
Ho trent'anni, vengo da Palermo e dopo il liceo scientifico ho studiato Ingegneria gestionale all'università della mia città.
Inizialmente avevo valutato di intraprendere un percorso universitario fuori sede, magari all'estero come sarebbe piaciuto ai miei genitori. Ma non mi sentivo pronta e oggi non sono pentita, anzi. A Palermo ho trovato il mio ambiente e un corso di laurea ben strutturato, con docenti di alto livello professionale. Nonostante non abbia frequentato un'università "blasonata", la mia formazione mi ha permesso di raggiungere le mie soddisfazioni.
Al liceo ho cambiato molte volte idea sul mio futuro: ho sempre avuto un forte interesse per lo studio e l'approfondimento in generale. L'ultimo anno è venuta fuori la mia preferenza verso un percorso scientifico-matematico e ho ritenuto che l'ingegneria gestionale potesse permettermi di conciliare l'aspetto scientifico con le esigenze del mercato. Notavo infatti che gli ingegneri gestionali trovavano lavoro in tempi record ed è un percorso che ho sempre più che consigliato a tutti.
Otto mesi prima di laurearmi, a luglio del 2014, ho iniziato uno stage in EY a Roma, dove attualmente lavoro. Avevo partecipato a un business game a Bari finanziato dalla mia università e, fra le società presenti, EY mi aveva colpito particolarmente per la sua presentazione. Così ho deciso di candidarmi per una posizione di stage, convinta che i tempi di selezione sarebbero stati lunghi e avrei fatto in tempo a concludere gli studi. In realtà dopo una settimana sono stata contattata per fissare un colloquio a Roma e in pochi giorni mi hanno comunicato l'esito positivo.
I primi di settembre mi sono trasferita a Roma. Certo non è stato facile dopo 24 anni vissuti nella mia "comfort zone". Tuttavia, nonostante avessi scelto di studiare nella mia terra, mentalmente ero già pronta al fatto che prima o poi avrei dovuto abbandonarla perché, per il mio tipo di laurea, avrei trovato più opportunità lontano dalla Sicilia. Mi ha aiutato particolarmente, in quel periodo, il fatto che il trasferimento sia avvenuto insieme a vecchi amici e colleghi, con i quali ho anche condiviso la casa. Qui a Roma si vive bene: certo è confusionaria, ma del resto anche Palermo lo è!
Sarebbe bellissimo se la Sicilia potesse inglobare la stessa capacità di forza lavoro. Se trovassi un'opportunità simile a quella attuale, tornerei per mettere a frutto quello che ho imparato e far crescere un settore, quello della consulenza e della gestione finanziaria delle piccole e medie imprese, che lì è ancora carente. Ma per ora opportunità del genere non ne vedo all'orizzonte.
Tornando al mio stage, l'ho iniziato come Junior Consultant presso l'unità “IT Risk & Assurance”, caratterizzata da un'anima consulenziale e di supporto alle società nell'individuazione del rischio IT e un'anima di supporto loyalty alle attività di assurance e revisione del bilancio. È stato un periodo faticoso – studiavo di notte! – ma non me ne sono mai pentita.
Sei mesi e mezzo dopo mi sono laureata e dallo stage sono passata a un contratto di apprendistato. La mia responsabilità da operativa è diventata sempre più di coordinamento delle attività e di revisione del lavoro delle figure junior. EY ha una struttura piramidale che permette di crescere in responsabilità, con una visione di insieme che allinea gli obiettivi di ciascun dipendente. Se si dimostrano volontà di crescere e capacità, si riescono a raggiungere obiettivi importanti rapidamente.
Io a soli ventotto anni, con quattro anni di anzianità, sono passata da Senior consultant a Manager. Ora mi auguro di raggiungere l'apice della piramide e di continuare, spero per tutta la vita, a dare il mio contributo a una società che ha creduto e sta credendo in me.
Amo il mio lavoro perché ti fa vedere continuamente cose nuove, si cambia attività con una frequenza elevatissima e ogni progetto è a se stante: non ci si annoia mai. Certo ci sono ritmi assurdi, ma se si ha voglia di fare e non ci si abbatte alla prima difficoltà la consulenza è il mondo perfetto. Io non ho immaginato e non immagino ancora per un bel po' di tempo di svolgere un'attività routinaria, con gli stessi obiettivi giornalieri.
Attualmente lavoro ancora in smart working. Nonostante la nostra società adottasse già questa modalità, nessuno aveva mai vissuto un contesto di perenne smart working e, dopo il primo mese, sono emerse alcune difficoltà, ma abbiamo imparato a gestirle. Il rapporto umano, soprattutto nei grandi gruppi di lavoro, fa la differenza. Per questo mi auguro che questa modalità di lavoro si cominci ad adottare sì con più semplicità ma non in modo continuativo.
Rispetto al gap di genere, il ramo gestionale ha sempre rappresentato un'eccezione, quindi non mi sono mai ritrovata in "minoranza", né ho mai avvertito discriminazioni. Lo stesso vale per la mia esperienza lavorativa: EY è una società che non fa differenze, non c'è un limite alla crescita causato dal genere. C'è semmai una componente sociale per cui non tutte le donne sono pronte a sacrificare il percorso familiare per quello lavorativo. La consulenza non è un ambiente che permette di raggiungere un compromesso con semplicità, tuttavia conosco tantissime donne, anche Senior manager, che hanno famiglia e figli. Io nell'immediatezza non ho progetti di costruzione di una famiglia, ma non mi sento preclusa in tal senso, anche se comporterà sforzi in più.
Alle ragazze dico quello che ripeto ogni giorno a me stessa: di credere in se stesse e nelle proprie capacità. Purtroppo le donne spesso peccano in autostima, invece hanno un grande potere. Non a caso un gruppo di lavoro misto rende molto più di un gruppo solo al maschile. Nel 2020 non possiamo pensare di lasciarci ostacolare da barriere di genere. Laddove esistono, dobbiamo sforzarci di abbatterle. E non dobbiamo avere paura di sbagliare: un errore è un'opportunità se genera un insegnamento, una crescita.
Inoltre alle ragazze dico che non esiste un corso di laurea migliore degli altri, ma solo quello giusto per ciascuno di noi. Non c'è niente di peggio che fare un lavoro che non si ama: io ogni mattina mi sveglio consapevole che sarà una giornata difficile ma felice di quello che faccio!
Testimonianza raccolta da Rossella Nocca
Community