Storie di successo da manuale? Già sentite. Capitani senza paura che conoscono tutte le risposte giuste? Niente di più noioso. Sono tornate a Milano le Fuck Up Nights, format messicano nato per smontare il mito che la strada verso il successo possa essere dritta e dare fiducia a tutti quelli che hanno un sogno – imprenditoriale, artistico, di qualsiasi tipo – nel cassetto ma sono frenati dalla paura di rischiare. Della serie: cosa succede se poi non ce la faccio? Se faccio una cazzata (“fuck up” in inglese vuol dire appunto questo), cosa penseranno di me? Diventerò un fallito? Ma quale fallito. Nessuno può essere talmente bravo e fortunato da schivare tutte le buche, gli incidenti di percorso. Non ha senso arrendersi alle prime difficoltà, né tantomeno bloccarsi ancor prima di partire
Ne sa qualcosa Riccarda Zezza, che dalla sua esperienza di manager mobbizzata dopo la nascita della prima figlia e poi di nuovo dopo la nascita del secondo, secondo la triste convinzione che se una professionista diventa mamma d'un tratto tutte le sue competenze e la produttività scompariranno, ha tratto la voglia per diventare imprenditrice e fondare una startup.
L’ha chiamata “Maternity as a master”: la maternità è un master. L’idea è semplice, racconta Zezza al Vodafone Theatre di Lorenteggio durante la tappa lombarda del tour – a ingresso gratuito! – che tocca tutte le principali città del globo. «Tutte le abilità necessarie per tirar su un pargolo valgono quanto un paio di semestri accademici». E possono tornare utili, anzi, utilissime in azienda. Il famoso multitasking, innanzitutto; ma anche la capacità di prendersi cura di un altro essere vivente interpretando le esternazioni preverbali, le crisi di pianto. La capacità di darsi delle priorità. “Talenti” direbbe qualcuno – un'espressione forse abusata – che sembrano mancare a molte imprese, al punto che Zezza insegna alle neomamme come sfruttare questa sorta di anno sabbatico rappresentato dalla nascita di un figlio. Anche perché in Italia una donna su quattro non rientra al lavoro dopo il parto.
Maam ha appena chiuso un aumento di capitale da un milione e mezzo di euro; dà lavoro a venti persone e guarda all’estero. Dove sta il fallimento, quindi? «All’inizio non sapevo certo come creare e gestire una startup” spiega la manager, che nel 2016 è stata nominata anche Ashoka Fellow per il valore del suo modello di imprenditoria sociale innovativa: «Ma si impara solo sbagliando. Errare significa andare in giro, ed è il metodo più efficace per apprendere». E lei ha imparato in fretta. Ad esempio, a guadagnare il controllo della società, per impegnarla in un progetto di crescita. O come scegliere il partner finanziario giusto. “Il problema degli errori è solo fare in modo che non siano irreversibili” chiosa, ripensando ai passi falsi compiuti.
La storia di Andrea Visconti, secondo ospite della Fuck Up Night milanese, è molto diversa. Dopo aver fondato Sinba, pionieristica startup dei pagamenti tramite cellulare presto inserita tra le più promettenti del mondo dell’innovazione europeo, e aver ricevuto recensioni ed elogi, dopo essere apparso in televisione e sui giornali, tutto sfuma sul più bello. Per spiegare l’accaduto al figlio di due anni lo startupper torinese si inventa una storia animata, e posta il video su internet.
Risultato? Il filmato diventa virale e la vita riprende a scorrere, con nuove opportunità professionali nell’ambito dello storytelling. Perché il “physique du rôle” del narratore c’è. La resilienza anche. «Il fallimento è come la pioggia nel giorno del tuo matrimonio» racconta Visconti: «Il bel tempo è ciò che sogni, ma non sempre la vita va come immagini. Allora che si fa? Meglio ballare con tua moglie sotto la pioggia, perché quello resta il giorno più bello della tua vita» suggerisce, romantico. Poi torna serio: «Spesso gli esiti delle nostre azioni dipendono da fattori esterni, che sfuggono al nostro controllo. Se leghiamo al risultato non siamo sulla strada giusta. Falliscono i progetti, non le persone» ricorda alla platea.
Anche Paolo Franceschini, professione comico, esperienze a Zelig e Colorado – un po’ l’Olimpo di quel genere che in inglese si chiama stand up comedy, e che da noi definiamo cabaret – racconta un percorso simile. Sempre in procinto di arrivare in cima... ma sempre all’ultima curva, la consacrazione sfugge di mano. Il classico milanese imbruttito direbbe che “non convertiva” abbastanza, nonostante avesse (perlomeno) la fortuna di mantenersi facendo il lavoro che amava. L’insoddisfazione è dietro l’angolo. Persino la promessa sposa cambia idea a un mese dal matrimonio. Quello è il momento della svolta. Una robusta dose di autocritica. E poi la bicicletta, per superare le rimuginazioni. E, pedalata dopo pedalata, Paolo, nato nella pianeggiante Ferrara, decide di scalare a trentacinque anni suonati alcuni dei passi più impegnativi del mondo proprio in sella alla sua due ruote.
«Salite ce ne sono state tante, discese anche» confessa al pubblico, composto prevalentemente da giovani adulti. «Consigli? Innanzitutto, domandarsi se stiamo seguendo la nostra strada, o quella immaginata da qualcun altro. Io stavo facendo questo errore, e infatti non arrivano mai». Poi qualcosa è cambiato. «Da tempo portavo in giro i miei spettacoli durante i miei viaggi in bici. Un giorno decido di metterne in scena uno a quasi seimila metri sull’Himalaya. Ci penso, e mi viene in mente che potrei aver stabilito un piccolo record. Ma non ne sono sicuro. Così chiedo agli specialisti del settore».
Oggi, cinque anni dopo, Franceschini può mostrare orgoglioso una targa col proprio nome di fianco allo stemma della Guinness: è suo il record dello “spettacolo comico più alto del mondo”, entrato a buon diritto nel famoso annuario. Ma, primati a parte, oggi è soprattutto diventato un uomo sereno, soddisfatto nel costruirsi giorno per giorno una carriera su misura, anche se al di fuori del circuito mainstream. Morale della favola? Semplice. «Chi prova molte volte rischia di cadere, è vero. Ma ha anche l'occasione di rialzarsi spesso».
La prossima Fuck Up Night è prevista a Milano per lunedì 9 dicembre al Talent Garden Calabiana, in via Arcivescovo Calabiana. I biglietti (gratuiti) si trovano come di consueto su Eventbrite.
Antonio Piemontese
Community