Eurodyssée, stage all'estero nelle Regioni europee: e per candidarsi non serve la laurea

Silvia Colangeli

Silvia Colangeli

Scritto il 17 Feb 2015 in Approfondimenti

Stage in ingegneria meccanica o guida alpina in Valle d’Aosta, assistente alla coreografia e alla comunicazione in Île-de-France, tirocinio amministrativo a Bruxelles. Sono davvero per tutti i gusti le offerte presenti sul portale di Eurodyssée, progetto europeo che permette ai giovani diplomati dai 18 ai 32 anni di fare un’esperienza professionale di massimo 7 mesi, con un rimborso spese medio intorno ai 600 euro al mese, che varia di Paese in Paese - si legge infatti nel regolamento che il rimborso deve essere «adeguato a coprire il costo della vita nella regione ospitante». I ragazzi che partecipano hanno diritto anche a un corso di lingua di almeno tre settimane, da fare nella regione ospitante prima di iniziare il tirocinio.

Per partire è necessario essere residenti in una delle Regioni aderenti al proget
to. Poi il primo passo consiste nel creare un account personale sul portale di Eurodyssée (tradotto in inglese, francese, spagnolo e portoghese) necessario a inserire il proprio curriculum in almeno due lingue. Ci si può candidare per una delle offerte di stage presenti in quel momento in bacheca, oppure inviare la propria candidatura spontanea verso una specifica regione. Il portale è attivo tutto l'anno, ma alcune regioni, come l'Île-de-France, ospitano un numero limitato di tirocinanti l'anno.


Promosso dallo statista francese Edgar Faure, Eurodyssée nasce nel 1985, patrocinato dall’Are, l'Assemblea delle regioni europee, di cui fanno parte anche Svizzera, Georgia e Bosnia e altri territori oltre i tradizionali confini del vecchio continente. È Michel Duprè, referente per la France Comté, regione "madre" del progetto, che spiega l'origine del nome: «Il termine odissea, oltre ad avere molto a che fare con le esperienze di stage e formazione giovanili, ha lo stesso significato in quasi tutte le lingue del continente».
Stando ai dati del portale e a quelli forniti dalle varie regioni alla Repubblica degli Stagisti, in trent'anni sono partiti per la loro "eurodissea" quasi 18mila giovani, una media di 475 l'anno dal 2000 al 2010, un numero che supera i 500 negli ultimi cinque anni. La Spagna e la Francia sono gli Stati che più attivamente partecipano al progetto: hanno il maggior numero di regioni coinvolte e realizzano insieme quasi il 70% dei tirocini totali. Oltre all'Île-de-France e alla Catalogna, Bruxelles capitale e le Isole Azzorre sono le mete più scelte.

Per l’Italia aderiscono l’Umbria e la Valle d’Aosta. Negli ultimi tre anni sono più di 100 i giovani italiani che hanno fatto o stanno facendo uno stage con Eurodyssée, mentre il numero degli arrivi è un po' inferiore. «L'Umbria e la Val d'Aosta sono piccoli territori, meno conosciuti di grandi città come Parigi, Bruxelles o Barcellona. Per questo attraggono meno»: A dirlo è Stijn d'Hollander, 28 anni, ex stagista Eurodyssée della regione di Bruxelles capitale, che ha scelto un ufficio di Perugia per la sua prima esperienza fuori dal Belgio. «Ho iniziato con uno stage a ottobre 2013 e sono ancora qui in Italia, non credevo sarei rimasto così a lungo». Stijn, laureato in scienze politiche e con numerose esperienze di speech writer nell'ambiente politico belga, era orientato a spostarsi in Spagna, ma l'offerta di tirocinio in Italia gli ha fatto cambiare idea: «Era in linea con quanto avevo studiato, ma che nello stesso tempo mi ha permesso di fare nuove esperienze e acquisire competenze sull'europrogettazione».

Eurodyssée garantisce a ciascun partecipante
un’assicurazione e una borsa di studio, erogata dalla regione ospitante, che permette di sostenersi nella per tutta la durata del progetto. Il rimborso previsto varia da regione a regione, ma è mediamente più alto di quelli previsti per gli stage extracurriculari in Italia o per finanziare l’Erasmus. L’Umbria per esempio, sfruttando le risorse del Fondo Sociale Europeo, offre ai suoi tirocinanti 800 euro al mese, stessa cifra stanziata nell’Île-de France. La regione di Bruxelles rimborsa i partecipanti a Eurodyssée con 600 euro mensili. Chi sceglie un tirocinio in Istria riceverà 400 euro mensili. In alcuni  casi, tra le facilitazioni previste, c’è anche l’alloggio: ad Aosta gli stagisti vengono ospitati gratuitamente in un appartamento nel centro della città, una soluzione simile viene adottata anche in Catalogna.

Anche il Canton Ticino copre le spese per l’alloggio fino a 650 franchi svizzeri, in più eroga un rimborso di 450 franchi a ogni stagista per il primo mese
, durante la frequenza del corso d'italiano. A confermarcelo è Susanna Memoli, collaboratrice di Lse (Lingue e stage all'estero), la divisione che si occupa di promuovere i progetti per la formazione dei giovani ticinesi, tra cui Eurodyssée. E spiega alla Repubblica degli stagisti perché non ci sono scambi con l'Italia: «Fra i nostri obiettivi c'è quello di promuovere il plurilingusimo dei nostri giovani, quindi non possiamo fare progetti con chi parla italiano». Il Canton Ticino partecipa da vent'anni a Eurodyssée e finora sono partiti o arrivati in questa regione 149 tirocinanti, circa 8 l'anno: 76 gli incoming, principalmente dalla Spagna e 73 gli outgoing, soprattutto verso Francia, Belgio e Spagna.«Nella nostra regione sono rimasti per lavoro almeno una ventina di ragazzi spagnoli che sono arrivati grazie a Eurodyssée, ma anche qualche ticinese è rimasto all'estero dopo questo progetto», conclude il referente operativo Andrea Togni.

«La nostra regione ha aderito all'Are nel 1990, ma partecipa ad Eurodyssée da tre anni» aggiunge Riccardo Ilich Fanò, referente di Eurodyséè per l’Umbria e ricercatore per l’Aur, l'Agenzia Umbria Ricerche. «I dati degli ultimi dieci anni dimostrano che, oltre al numero di ragazzi disposti a partire, crescono le adesioni anche da parte delle Regioni, che per ora sono 43». Il ricercatore perugino ci tiene poi a sottolineare  un altro aspetto che distingue Eurodyssée dall’ Erasmus e da altri programmi di scambi europei riservati ai giovani. «Anche se la maggioranza dei tirocinanti che abbiamo coinvolto ha almeno la laurea triennale, questa iniziativa permette ai giovani di qualsiasi background educativo di spostarsi e crescere professionalmente in tutta Europa».


Sono in molti a interrogarsi sull'efficacia degli stage, visto che, come emerso da tutti gli studi più recenti e sempre segnalato da questa testata, in Italia meno del 10% si trasforma in lavoro. Ma Eurodyssée sembra offrire un quadro meno pessimista: secondo un'indagine effettuata nella regione di Bruxelles, l'81% degli stagisti che ha partecipato a questo progetto (circa 260 dal 2001 ad oggi) trova un impiego fisso 6 mesi dopo il ritorno. Anche l'Aur, attraverso un sondaggio occupazionale alla fine del 2013, ha provato a verificare in termini numerici il riscontro di Eurodyssée sul mercato del lavoro.  «Il sondaggio è stato effettuato dopo un solo anno di progetto, quindi sappiamo che il campione è poco significativo in termini numerici e temporali»
puntualizza Fanò: «Ma dopo 6 mesi, in piena crisi, il 70% dei tirocinanti aveva un contratto. Fra gli umbri c'è chi vive e lavora all'estero, ma anche chi è tornato arricchito di competenze che ha potuto spendere nel proprio territorio. In questo modo le stesse regioni, che spendono circa 6mila euro per ogni tirocinante, hanno avuto un riscontro positivo diretto».

Sul portale di Eurodyssée c’è uno spazio riservato anche a
gli altri destinatari del progetto: enti, associazioni e imprese.
 Per ospitare un tirocinante è necessario avere sede in una delle regioni aderenti e coprire il costo dell'assicurazione: in Île-de France e in Umbria si aggira intorno ai 50 euro. Ma gli accordi variano di regione in regione: per esempio nel Canton Ticino l'impresa ospitante contribuisce con circa 700 franchi il primo mese e circa 1200 franchi nel periodo di stage. I dati confermano che i settori lavorativi maggiormente coinvolti nel progetto sono l’arte e la musica, la comunicazione, l’economia e l’amministrazione e naturalmente il turismo. Ma non mancano le offerte per gli insegnanti, per il personale dedito alla cura di disabili e anziani, gli ingegneri e gli informatici.

In un mercato del lavoro sempre più frammentato e con un problema della disoccupazione giovanile che affligge la maggioranza dei paesi europei, i settori che si aprono a questi tipi di esperienze internazionali sono sempre di più.
Dice Susanna Memoli: «Aderiscono per lo più di piccole e medie imprese, qui nel Ticino soprattutto studi  di architettura. Ma viste le scarse risorse, le aziende disponibili a prendere un tirocinante sono poche». Fanò conferma che anche in Umbria non è stato facile stabilire un rapporto con le imprese: «Molti imprenditori si chiedevano quanto fosse utile uno stagista che non parlasse perfettamente l'italiano. Ma dopo i primi esperimenti positivi ha funzionato il passaparola: le aziende umbre che in questi tre anni hanno ospitato tirocinanti Eurodyssée sono circa 70. Vedono uno stage internazionale non più come un peso, ma come un'opportunità per fare innovazione e internazionalizzazione, le due vie d'scita da questa grave crisi».

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