Gli stage nelle imprese private realizzati nel 2014 sono stati 320.100, in aumento del 3,1% rispetto all'anno precedente. È il primo dato del dossier "Formazione continua e tirocini" del Rapporto Excelsior di Unioncamere, che la Repubblica degli Stagisti ha potuto visionare in anteprima; il dossier è stato da poco pubblicato anche sul sito ufficiale.
320mila, dunque. Di loro, circa 38mila sono stati assunti: in percentuale vuol dire 11,9%. Anche questo è un dato in crescita rispetto agli anni precedenti: tra il 2010 e il 2013 eravamo rimasti inchiodati al di sotto del 10%.
Impossibile che questi dati possano già risentire degli effetti del Jobs Act, dato che sono riferiti ai tirocini attivati nelle aziende italiane tra il 1° gennaio e il 31 dicembre del 2014, quando nessuno dei decreti attuativi del provvedimento sul lavoro targato Renzi-Poletti era ancora stato approvato; né della decontribuzione delle assunzioni a tempo indeterminato prevista dalla Legge di stabilità, che ha riguardato solo le assunzioni realizzate dal 1° gennaio 2015 in poi. Improbabile anche che abbia influito più di tanto la Garanzia Giovani, con i suoi incentivi all'assunzione di stagisti: la GG infatti è partita ufficialmente il 1° maggio del 2014, con l'avvio dei primissimi tirocini intorno al luglio di quell'anno.
Dunque si tratta di dati senza particolari "connotazioni", che ci dicono come sempre cose abbastanza interessanti. «I fondamentali risultati dell’indagine, quasi tutti di segno positivo, sono piuttosto confortanti» scrivono i ricercatori di Unioncamere: «Confermano il carattere formativo di questa esperienza, che consente ai giovani in uscita o appena usciti dai diversi cicli di istruzione di completare e integrare la preparazione ricevuta, e la sua importanza per le imprese, che in questo modo possono verificare nel concreto la preparazione effettiva dei giovani in uscita dal sistema scolastico, la loro capacità di integrazione nell’ambiente di lavoro e l’interesse per le prospettive professionali che l’azienda può loro offrire». Quell'11,9% di tasso di assunzione post stage viene valutato positivamente: «Lo stage e il tirocinio continuano ad essere modalità privilegiate dalle imprese per testare possibili candidati cui offrire un contratto di lavoro e, come si evince per le assunzioni programmate nel 2014, le stesse imprese hanno attinto in misura superiore al passato ai giovani che avevano già ospitato come tirocinanti o stagisti».
Anche se a Unioncamere non sfuggono le zone d'ombra: «Si tratta di un fenomeno che si presta a più interpretazioni: se da un lato è segno di spazi crescenti per l’inserimento lavorativo dei giovani - un segmento particolarmente in sofferenza negli ultimi anni – e di opportunità da parte delle imprese di acquisire nuove risorse, dall’altro potrebbe essere il risultato di comportamenti indotti nei giovani dalle crescenti difficoltà incontrate nell’inserirsi con un contratto standard».
Il nuovo Dossier conferma che le grandi aziende sono quelle più abituate e interessate ad ospitare stagisti: «Come negli anni precedenti, la quota delle imprese che hanno manifestato disponibilità a ospitare tirocinanti e stagisti cresce all’aumentare delle dimensioni aziendali, dal 10,3% di quelle fino a 9 dipendenti al 71,6% di quelle con almeno 250 addetti». In particolare è più frequente l'utilizzo dello strumento dello stage in alcuni settori: «Nelle industrie high-tech, Public Utilities e servizi qualificati l’incidenza delle imprese che hanno ospitato stagisti e tirocinanti è molto superiore alla media» con «valori sono compresi tra il 17,8 e il 20,1%».
Ma cosa intende Unioncamere quando parla di aziende high-tech e servizi qualificati? Per quanto riguarda l'industria, «adottando come discrimine una quota di laureati superiore almeno al doppio della media, vengono identificati come high-tech il comparto estrattivo, quello chimico, farmaceutico e petrolifero, quello delle produzioni elettriche ed elettroniche e quello della produzioni di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto». Per il comparto dei servizi, invece, adottando lo stesso criterio, «servizi dei media, informatici e delle TLC, servizi avanzati alle imprese, credito e assicurazioni, istruzione e servizi formativi, sanità e assistenza e studi professionali».
A livello geografico gli stage avvengono prevalentemente nell'Italia settentrionale: «Il Nord-Est si conferma l‘area nella quale anche nel 2014 è massima la propensione ad ospitare tirocinanti», prova ne sia che «tutte le regioni del Triveneto rientrano tra le prime cinque in classifica». In cifre assolute resta però Milano la capitale degli stagisti, con 28.170 tirocinanti ospitati nelle sue imprese private nel corso del 2014: tanti quanti l'intero Lazio. Tutta la Lombardia complessivamente ne ha ospitati poco più di 74mila: oltre un quarto degli stage nelle imprese private italiane si svolge dunque in questa Regione.
Fatte le dovute proporzioni con la popolazione di ciascuna Regione, ve ne sono poi alcune dove si è registrato l'anno scorso un piccolo boom dell'utilizzo dello strumento dello stage: «Performance positive soprattutto in Valle d’Aosta (+15%), in Piemonte e Lombardia». Per converso, invece, c'è stata una «forte riduzione registrata in Liguria (-14,3%)».
Sempre a livello di quantità di stage, in Centro Italia Unioncamere rileva «una robusta crescita nel numero complessivo di stagisti e tirocinanti (+5,8%)» specificando che «la regione che ha più contribuito a questo aumento è il Lazio (+10,2%), seguito, a distanza, dalla Toscana (+6%)» e che «la punta positiva massima si raggiunge», sempre nella Regione amministrata da Enrico Rossi, «nella provincia di Pistoia». Un dato che sfata dunque una volta per tutte i timori che, nel 2012, avevano accompagnato l'approvazione in Toscana della prima normativa regionale italiana che poneva l'obbligo del rimborso spese a favore degli stagisti: si sbagliava, evidentemente, chi aveva predetto che gli stage sarebbero crollati.
Ma chi sono gli stagisti? In sostanza tutti coloro che hanno bisogno di «completare “sul campo” la formazione» e vengono dunque attivati «soprattutto per coloro che stanno completando o hanno appena completato i cicli di studio specialistici»: ecco perché, come conferma lo studio di Unioncamere, «una quota rilevante di stagisti» è rappresentata da laureati o laureandi - «quasi il 32% del totale».
Qui va però rilevato che Unioncamere non ha ancora adeguato la sua rilevazione ai mutamenti normativi degli ultimi anni: per esempio, continua a registrare insieme il dato dei «laureati o laureandi», senza considerare che i primi svolgono stage extracurriculari, secondo le 21 regolamentazioni regionali; mentre i secondi svolgono stage curriculari, con un quadro normativo completamente diverso.
L'indagine Excelsior indaga poi la propensione all'assunzione post stage; premettendo che i «tirocini rappresentano per le imprese la possibilità di testare il grado di preparazione dei giovani in vista di un eventuale inserimento lavorativo, ed è soprattutto questo l’obiettivo perseguito dalle aziende a fronte dei costi espliciti ed impliciti sostenuti per le attività di formazione», i ricercatori di Unioncamere ritengono quindi «del tutto logico che una quota di tirocinanti e stagisti, una volta completata questa esperienza, venga assunta dalle imprese che li ha ospitati». L'assunzione post stage valorizza insomma lo sforzo di addestramento che i tutor svolgono a favore degli stagisti, ed evita «ulteriori costi di ricerca e selezione»: ma in realtà solo 38mila stagisti, sui 320mila del 2014, sono stati poi assunti. Certo, è vero che rispetto al 2013 vi è stata «una variazione positiva del 29%», e che la percentuale media di assunzione post-stage è salita dal 9,5% quasi a sfiorare il 12%: ma è sempre bassina.
In particolare, nelle venti regioni italiane il tasso di assunzione «è compreso fra il 6,6% del Trentino Alto Adige e il 17,2% del Lazio»; Unioncamere rileva che «oltre al Lazio, si collocano al di sopra della media nazionale solo altre due regioni, una del Nord Ovest, la Lombardia (con un tasso del 13,7%), e una del Mezzogiorno, la Campania (con un tasso del 12,6%)». Le chance più basse di essere assunti al termine del tirocinio sono invece in Trentino Alto Adige, Molise e Friuli Venezia Giulia, con «tassi che non superano il 9%».
Bisogna ricordare, in chiusura, che i dati di Excelsior sui tirocini sono una "campionatura" con risposte raccolte attraverso un questionario e con un raggio d'azione limitato agli stage attivati nelle sole imprese private; l'indagine Excelsior di Unioncamere è però tuttora praticamente l'unica rilevazione a offrire dati nazionali e affidabili sull'utilizzo dello strumento dello stage in Italia.
Eleonora Voltolina
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