Ernesto Che Guevara (qui a destra) guidò la rivoluzione a Cuba quando aveva più o meno trent'anni. La stessa età che aveva Gesù Cristo (in basso) quando se ne andava in giro per la Palestina a predicare la nuova religione. Erano giovani, ma nessuno si stupiva che facessero grandi cose...
Da questa idea sono partiti l'art director Francesco Musso e il copywriter Matteo Lazzarini per elaborare una «pubblicità pro-giovani», che hanno significativamente intitolato «In Italia a trent’anni non sei nessuno». Perchè il problema, in effetti, è proprio questo: troppo spesso i giovani vengono tenuti al guinzaglio, senza autonomia, senza potere decisionale, senza possibilità di emergere - perchè c'è sempre qualcuno più anziano che occupa i posti di comando (concetto sviluppato anche dalla giornalista Nunzia Penelope in un libro, «Vecchi e potenti», che ha un sottotitolo che è tutto un programma: «Politica, istituzioni, banche, imprese: perchè l'Italia è in mano ai settantenni»...).
Il concorso Carta Bianca Awards, promosso da Promocard in collaborazione con Art Directors Club Italiano, accanto alla classica giuria di giornalisti e addetti ai lavori ha voluto costruirne una «creative» che rappresentasse «il nuovo che avanza» - e che ha incoronato vincitrice, appunto, la campagna di Musso e Lazzarini. A comporre questa giuria, oltre alla sottoscritta, una nutrita pattuglia di amici della Rete: tra gli altri Fabrizio Buratto, giornalista di Job24.it del Sole 24 e autore del libro «Curriculum atipico di un trentenne tipico», Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa già famosi per «Generazione 1000 euro» e da pochi giorni in libreria con l'ultima fatica «Jobbing», Federico Mello animatore di generazioneblog e autore de «L'Italia spiegata a mio nonno».
Ma l'idea creativa che alla Repubblica degli Stagisti è piaciuta di più è stata quella che ha vinto il premio della sezione Young. Andrea Piovesana, Francesco Russo e Federica Lana Saraniti di Hdemia Milano si sono inventati il «Latte Stagista» (eccolo qui a destra). Con un'avvertenza che suona come un buon auspicio: «da consumarsi preferibilmente a tempo indeterminato»! E quasi quasi vien voglia di berlo...
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