Quando si parte per un periodo di studio o di lavoro all'estero, raramente si pensa a cosa succederebbe in caso di malattia o incidente; più frequentemente al solo pensiero ci si limita a qualche scongiuro. Quella della copertura delle spese sanitarie una volta partiti per un soggiorno all'estero di lunga durata è una questione sottovalutata, ma importante.
Lo dimostra una storia salita alle cronache di recente. Nel 2015 Carlo Iannuzzi, 29enne ingegnere calabrese da poco trasferitosi a lavorare in Argentina, viene rapinato e lasciato quasi in fin di vita per le strade di Buenos Aires. Parte allora un calvario fatto di operazioni al cranio e terapie di riabilitazione. Il conto da pagare alla fine è 60mila euro, soldi che però non arrivano dalle istituzioni italiane. Non ci sono assicurazioni sanitarie a garantire alla vittima una copertura, tanto che familiari e amici mettono in piedi una raccolta di fondi online per risolvere la situazione.
Esiste una ragione di natura strettamente tecnica per cui l'Italia non si è fatta carico delle spese. Mancano «gli strumenti giuridici per interventi o provvidenze straordinari a favore di cittadini italiani» spiega alla Repubblica degli Stagisti Lara Larotondo, ufficio stampa del ministero della Salute, che sul suo sito ufficiale offre un vademecum per le partenze. «La normativa vigente non ha consentito alcuna possibilità di risoluzione di questa dolorosa vicenda che vede coinvolto un giovane italiano e la sua famiglia, come indicato al Console italiano in Argentina che ha tempestivamente tentato una richiesta di aiuto a favore del giovane».
La disciplina per i paesi extra Ue è nel dpr 618/80, che prevede che «l'assistenza sanitaria sia garantita da parte dello Stato italiano per tutte le spese sanitarie sostenute nel paese estero ai lavoratori di diritto italiano distaccati all'estero». Nessun problema quindi per chi è titolare di un contratto né per i «titolari di borse di studio o per gli stagisti presso enti pubblici, in tal senso equiparati ai lavoratori» prosegue la Larotondo. In questo caso bisogna anticipare le spese – che in un secondo momento lo Stato italiano rimborserà – e il tipo di supporto è infatti definito “indiretto”. Diverso il funzionamento invece per i paesi europei. Qui la regolamentazione è stabilita «dai regolamenti comunitari che prevedono l’assistenza sanitaria in forma diretta attraverso il rilascio di un modello comunitario S1, i cui oneri sono a carico dell’Italia». Ne beneficiano le stesse categorie menzionate, quindi lavoratori italiani presso sedi Oltralpe, stagisti di enti pubblici e borsisti.
Se invece il lavoratore dovesse essere regolarmente assunto nel Paese di destinazione? «Con contratto di diritto locale dello Stato estero si perde il diritto all’assistenza sanitaria italiana, un principio valido per tutti i Paesi Ue» commenta la Larotondo. Del resto «in ambito internazionale, vige il principio della territorialità, in base al quale si applica la legislazione del luogo in cui risiede o lavora la persona» aggiunge Roberta Metitieri della direzione generale Inail, ente che si occupa di risarcimenti nel caso di infortuni sul lavoro, interpellato dalla Repubblica degli Stagisti per ulteriori chiarimenti.
Proprio per questo, precisa la Metitieri in riferimento all'aggressione a Iannuzzi, «qualora l’evento fosse accaduto in circostanze di lavoro, la competenza a riconoscerlo sarebbe spettata all'istituzione competente in base alla legislazione argentina». Il punto è però che pur avendo il giovane sottoscritto un contratto di lavoro per una società argentina «dalle notizie pervenute sembra che l’evento lesivo non sia avvenuto in occasione di lavoro». Il che giustificherebbe il mancato inquadramento del caso dell'ingegnere calabrese come infortunio sul lavoro, con conseguente risarcimento delle spese.
Tornando ai tirocini, se l'infortunio dovesse verificarsi nel loro ambito, la legge di riferimento è «il dpr 1124/1965, la cui tutela vige anche in ambito comunitario ed è disciplinata dai regolamenti comunitari, in analogia con il sistema dei cosiddetti “distaccati”». Ma non c'è niente di simile per «l’ambito extracomunitario, per cui non vi sono specifiche previsioni legislative di carattere internazionale».
Dunque in questi casi non resta altro che un'assicurazione privata. I costi sono molto variabili – dipende da fattori quali età del beneficiario, durata e tipologia della polizza, luogo di destinazione – ma non sempre proibitivi. Facendo qualche preventivo online, viene fuori che i pacchetti base partono da cifre contenute, anche sotto i 300 euro per circa un trimestre, che coprono assistenza personale, rimborso spese mediche e responsabilità civile. Più si allunga il periodo di soggiorno, più il costo decresce. Indicativamente, insomma, una assicurazione base per stare tranquilli nel proprio soggiorno all'estero bisogna mettere in preventivo all'incirca 100 euro al mese.
Ilaria Mariotti
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