La Fondazione Roberto Franceschi è da sempre attiva in ambito giovanile e nel mondo della ricerca. La sua rete di studiosi, il Network Roberto Franceschi, riunisce ricercatori impegnati nello studio del disagio sociale e ogni anno la Fondazione mette a disposizione, in collaborazione con la Fondazione Isacchi Samaja, fondi di ricerca e borse di studio per studenti, dottorandi e ricercatori che focalizzano la propria attenzione su questo tema.
Dal 2012 la Fondazione ha ricevuto complessivamente all'incirca 100 candidature, suddivise tra i Fondi di ricerca Roberto Franceschi e le borse di studio “Young Professional Grant”. I primi sono destinati a studenti di laurea magistrale e di dottorato degli atenei della Lombardia e a dottorandi di qualunque altra università che abbiano conseguito la laurea magistrale in un ateneo lombardo, per finanziare la raccolta di dati originali nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura di patologie sociali e forme di emarginazione sociale. Le borse di studio “Young Professional Grant”, invece, consistono nell’assegnazione di assegni di sostegno alla ricerca sugli stessi temi a giovani laureati e dottorati, in collaborazione con il Network Roberto Franceschi e con il Centro Dondena dell’università Bocconi. I beneficiari sono under 35, non già percettori di altre borse di studio o assegni di ricerca al momento dell’avvio del finanziamento.
Ecco i vincitori dell’ultimo bando 2017: per i fondi di ricerca sono Marco Marinucci, dottorando in Psicologia,linguistica e neuroscienze cognitive all’università di Milano Bicocca e Giacomo Battiston, studente di Ph.D. in Economics and Finance all’università Bocconi; per i Young Professional Grant Daniela Leonardi, dottoranda in Sociologia applicata e metodologia della ricerca sociale all’università di Milano-Bicocca e Martina Lo Cascio, dottoressa di ricerca in Scienze psicologiche e sociali, laureata all’università di Palermo. I progetti premiati analizzano tematiche legate al disagio sociale, in particolare la questione dei migranti, affrontata dal punto di vista psicologico, sociologico e delle politiche di integrazione.
Marco Marinucci, 25enne di Colonnella (Teramo), alle spalle ha una laurea magistrale in Psicologia clinica all’università di Milano Bicocca. Il suo progetto di dottorato, intitolato “Fattori di rischio e protezione dall’esclusione sociale cronica nei rifugiati e richiedenti asilo” studia le cause e gli effetti dell’emarginazione dei migranti a livello psicologico e comportamentale. Alla Repubblica degli Stagisti racconta: «Ho intrapreso il dottorato perché l'attività di ricerca mi stimola molto e sono interessato ad occuparmi di persone e gruppi sociali svantaggiati». Marinucci prevede di finire il dottorato a novembre 2020.
Giacomo Battiston, anche lui venticinquenne, svolge invece un progetto intitolato “Border Enforcement and Rescue Policy in the Central Mediterranean: Drivers and Consequences”. Lo studio analizza l’effetto delle politiche di soccorso sul numero di sbarchi di migranti sulle coste italiane e l’impatto dei media sulle politiche di soccorso adottate dal governo. «Mi sono avvicinato al tema come tutti, per via della rilevanza mediatica e per cercare di trovare un po’ di senso nella confusione che si respira. Il campo è minato ed è utilizzato male perché non c’è abbastanza ricerca» dice Battiston, originario di Mestre. Dopo una doppia laurea in Economia e Sociologia tra l’università Ca’ Foscari e la Georgia State University di Atlanta, anche lui programma di finire i suoi studi nel 2020.
Il progetto di Daniela Leonardi, vincitrice della borsa di studio “Young Professional Grant”, si intitola “La discrezionalità degli operatori sociali nel modello di accoglienza per le persone senza dimora: dilemmi, tensioni, vincoli” e studia le politiche di accoglienza per le persone senza dimora a Torino. «Sostengo che coloro che lavorano quotidianamente a contatto con le persone homeless non siano semplici esecutori, bensì policymakers a tutti gli effetti» racconta alla Repubblica degli Stagisti. La ricercatrice è torinese, ha 32 anni e alle spalle ha una laurea magistrale in Sociologia e diversi anni di lavoro nei servizi per i senzatetto. «Oggi vediamo affacciarsi ai servizi persone che solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile incontrare. Nel nostro paese nel 2018 purtroppo si muore ancora di freddo per strada e non possiamo più accettare che accada».
Martina Lo Cascio, infine, è una ricercatrice di 31 anni che ha già finito il suo dottorato in Scienze psicologiche e sociali all’università di Palermo. Da sempre studia i temi del mezzogiorno, dell’agricoltura e delle migrazioni, confermando la stessa inclinazione nel progetto con cui ha vinto la borsa di studio. La ricerca, dal titolo “Inclusione dei migranti e reti alimentari alternative nelle aree fragili. Una ricerca qualitativa nel sud Italia” analizza l’inclusione dei migranti nell’agricoltura sociale in Sicilia, Calabria e Puglia, dove la marginalità delle decisioni dei migranti e/o lavoratori emerge come un potenziale limite all’efficacia di molti percorsi.
In che contesto si inseriscono queste nuove borse? «La Fondazione ha sempre finanziato la ricerca, prima con premi di laurea e poi dal 2013 con fondi di ricerca» spiega alla Repubblica degli Stagisti Carlo Devillanova, docente di Economia politica alla Bocconi e presidente del comitato scientifico della Fondazione. «Il programma ha due obiettivi, il primo è di cercare di introdurre i dottorandi nel mondo della ricerca, poiché molti di loro non hanno mezzi per continuare a sostentarsi, e quindi abbandonano l’accademia, e il secondo è di creare il network».
Dal 2013 sono stati assegnati 12 fondi di ricerca, di cui 6 alla Bocconi, e 16 borse Young Professional Grant, mentre dal 1990 al 2012 sono stati assegnati 49 premi di laurea a studenti bocconiani per le migliori tesi. «Noi promuoviamo ricerche non direttamente con denaro liquido, ma finanziando i dottorandi, attraverso il network, con lavoro qualificato in ambito di ricerca» prosegue Devillanova. Ogni anno il Network organizza un convegno in Bocconi con ospiti nazionali e internazionali su un tema di interesse, sempre legato ai temi della povertà e del disagio sociale. In più, i dati originali raccolti attraverso le ricerche vengono resi facilmente accessibili a tutti tramite il sito della Fondazione. Negli anni il Network ha inoltre coinvolto istituzioni diverse non strettamente nel campo della ricerca, tra cui l’Unicef e alcuni istituti finanziari.
L’ammontare dei fondi varia in base alle risorse a disposizione: quest’anno Young Professional Grant ha avuto un importo di 15mila euro e i fondi di ricerca 16mila. «Sono molto soddisfatto di entrambi i programmi» dice ancora il presidente del comitato scientifico, che raduna al suo interno alcuni dei maggiori esponenti dell’accademia milanese e lombarda. «Young Professional Grant in particolare è riuscito ad introdurre i ragazzi nel mondo della ricerca. Cerchiamo di diffondere ricerca nei convegni, ma anche nelle scuole superiori, perché è lì che si creano coscienze e cittadini». E aggiunge: «I temi della disuguaglianza sono stati drammaticamente sottovalutati; ora che anche l’accademia si è “svegliata”, i policymaker dovranno fare i conti con il problema. Ogni ricercatore spera che quello che fa possa cambiare il mondo: la Fondazione ci prova concretamente e quotidianamente».
Il programma di finanziamenti è a rischio per questioni economiche, ma, fortunatamente, per il 2018 la Fondazione è riuscita a trovare i fondi necessari a premiare i giovani più meritevoli: i vincitori presenteranno i risultati preliminari delle loro ricerche il prossimo autunno, al convegno annuale del Network.
Irene Dominioni
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