Anno nuovo, bonus nuovo: con l’inizio del 2019 è tornata la possibilità per i giovani che sono diventati maggiorenni nel 2018 di usufruire del “bonus cultura”, ovvero di 500 euro da spendere in varie macrocategorie rientranti sotto il termine cultura, indipendentemente da Isee ed estrazione sociale. Il bonus è stato a suo tempo fortemente voluto dal governo Renzi per il 2016, poi confermato da Gentiloni e ultimamente, attraverso l’ultima finanziaria, rilanciato dal nuovo esecutivo.
I dati al momento aggiornati sull’adesione dei 18enni al bonus sembrano essere decisamente migliori rispetto all’annata precedente. La terza edizione è partita da circa un mese e già nella prima settimana i registrati a 18app erano circa 147mila, contro i poco più di 50mila nati nel 1999 che si erano registrati nei primi sette giorni del 2018. Un incremento, quindi, pari al 190 per cento. E a 26 giorni dall’inizio delle registrazioni gli iscritti nati nel ’99 erano 114mila, mentre nello stesso lasso di tempo quest’anno i registrati nati nel 2000 sono stati 258mila, con un incremento che resta superiore al cento per cento. Il bonus riscuote interesse sia tra le ragazze che tra i ragazzi: la differenza tra i due generi è al di sotto del due per cento. Per quanto riguarda la provenienza, le regioni di nascita con il più alto numero di registrazioni sono Lombardia e Campania, seguite a pari merito da Puglia e Sicilia.
I numeri registrati fino ad ora potrebbero far superare il bilancio finale della seconda edizione, che si è chiusa con oltre 417mila 18enni registrati sulla piattaforma, e la gran parte dei soldi – più di 132 milioni – spesa per libri, seguiti da musica, concerti e cinema.
Anche per quest’anno il totale destinato dal governo per sostenere questa misura è pari a 290 milioni di euro, stanziati nella legge di bilancio 2017. Diversa la faccenda per i nati nel 2001 per i quali il Governo ha deciso di assegnare ben 50 milioni in meno: solo 240. Il taglio, molto consistente, non è stato fatto però alla cieca, assicurano dal ministero, bensì basato sui dati di spesa delle annate precedenti. «L’anno scorso ad esempio» spiega Maurizio Sansone dell’ufficio stampa del ministero dei beni culturali, «sono stati spesi complessivamente 208 milioni», quindi più di ottanta in meno rispetto al previsto. «È chiaro, però, che se i dati dovessero cambiare e si sforassero quest’anno i 240 milioni (ndr. in pratica la cifra stanziata per la prossima annata) si dovrà trovare un sistema per rientrare nella spesa». C’è, quindi, ancora un anno di tempo per vedere il trend di quest’anno ed eventualmente pensare a qualche modifica, che potrebbe andare dall’aumento del finanziamento alla diminuzione della quota per giovane, solo per fare alcune ipotesi. Come già detto, però, stando all’analisi dei dati degli anni precedenti, è molto probabile che questa situazione non si verifichi.
Il rinnovo del bonus per il prossimo anno non era un passaggio scontato da parte del governo gialloverde, che aveva inizialmente pensato di abolirlo – tanto che il ministro della Cultura Alberto Bonisoli si era spinto a dichiarare che fosse «meglio far venire la fame di cultura ai giovani facendoli rinunciare a un paio di scarpe». Spente le polemiche, alla fine del novembre dello scorso anno il ministro ha poi firmato il decreto attuativo – chiesto dal Consiglio di Stato – per confermare anche per i nati nel 2001 il buono in prodotti culturali.
I dati dimostrano che c'è una consistente parte di giovani interessata a questa iniziativa, che già nei primi mesi dell'anno utilizzano integralmente il bonus. A contraltare, però, c’è un’altra quota di diciottenni che invece, in modo totalmente contra legem, mira a monetizzare questi buoni piuttosto che investirli nell’ambito culturale. Il fatto che l’utilizzo del bonus avvenga tramite una app rende infatti tutto più veloce ma allo stesso tempo poco controllabile. E la prova del nove arriva dai social network, dove esiste un vero e proprio mercato del bonus, con giovani che lo vendono per intero, a un prezzo scontato, o che si occupano solo di fare da tramite per chi il bonus l’ha già speso o non può averlo perché fuori target.
Vari giornali in passato (ultimo in ordine di tempo Il Fatto quotidiano) hanno documentato come su Facebook fiocchino i gruppi e le comunità con l’obiettivo di vendere il credito virtuale. Prima un contatto sui social, poi lo scambio del numero di cellulare, a questo punto la richiesta di ricarica di una prepagata e in cambio l’acquisto attraverso il bonus cultura. Tutto reale, visto che i commenti sui gruppi certificano che le transazioni funzionano alla perfezione. Questi gruppi vengono periodicamente chiusi, ma il mercato non si arresta mai e prima o poi se ne aprono altri. Non ci sono solo i social, però, a permettere di fare un uso distorto del bonus: basta avere un po’ di dimestichezza con Internet, saper usare bene un motore di ricerca, utilizzare le giuste parole chiave ed ecco che si apre il mercato parallelo, che è in piena attività anche se il bonus è partito solo da un mese.
Anche sulla famosa piazza virtuale "Kijiji" si trovano annunci di chi vuole monetizzare il bonus, mentre su una app dedicata allo shopping da cellulare basta fare una ricerca per “bonus cultura”, per trovare già diversi avvisi di vendita, alcuni già esauriti. E su quest'altro sito, ad esempio, si sono già aggiornate le offerte di vendita 2019 – c’è chi lo cede a 400 euro, chi scende a 350, chi a 300 – e anche le richieste da parte di chi vuole comprare.
I furbetti però potrebbero avere i giorni contati. Al monito che campeggia sulla home page di 18 app, in cui il Mibact assicura di vigilare «sul corretto funzionamento della carta» e di provvedere, «in caso di eventuali usi difformi o di violazioni, alla disattivazione della carta dei beneficiari», si aggiungono nuove iniziative. Il ministero, infatti, sta prendendo seriamente il problema e ha organizzato proprio per oggi, 12 febbraio, nel pomeriggio la prima di una serie di riunioni, di concerto con il dipartimento dell’Editoria e la Presidenza del consiglio, per capire l'entità del fenomento e trovare gli strumenti per arginarlo.
Certo non si può fare di tutta l’erba un fascio, perché moltissimi giovani, invece, proprio sui social, confermano l’utilità del bonus e raccontano di essere riusciti in un anno ad andare a concerti o teatro o aver fatto man bassa di musica e libri. Attività che senza l’aiuto del governo alcuni non sarebbero riusciti a fare.
Intanto chi fosse interessato al bonus e non sapesse ancora cosa fare per usufruirne, deve innanzitutto iscriversi al Sistema pubblico di identità digitale (Spid), che permetterà di ottenere le credenziali poi utilizzabili in tutti i rapporti con la pubblica amministrazione. Una volta ottenuto lo Spid non resta che entrare nel sito 18app o scaricare l’applicazione sul cellulare e accedere con i propri identificativi. A quel punto è possibile inziare a generare i buoni per acquistare quello che interessa, nei negozi fisici registrati o in quelli online, e procedere alla spesa. Che va dai biglietti per le rappresentazioni teatrali e cinematografiche o spettacoli dal vivo, ai libri, dai biglietti per musei, aree archeologiche, parchi, ai corsi di teatro, lingua straniera o musica. L’importante è spenderli entro il 2019.
Marianna Lepore
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