Da sei a nove mesi negli Stati Uniti per sviluppare progetti di ricerca di respiro internazionale. È questo il cuore del bando Fulbright Research Scholar, che offre per l’anno accademico 2015-2016 nove borse di studio. Le candidature sono ancora aperte e scadono il 9 gennaio 2015. Possono presentare la domanda assegnisti di ricerca che abbiano conseguito il dottorato da almeno due anni al momento dello scadere del concorso, ricercatori universitari, professori associati e artisti con “documentata esperienza artistica di rilievo anche se non formalmente inquadrati in un contesto accademico" (qui il link alla pagina ufficiale).
Requisiti fondamentali: essere cittadini italiani, avere un’affiliazione accademica presso università o centri di ricerca italiani o europei. E avere in tasca la lettera d’invito di un ateneo o centro di ricerca americano. Va da sé che anche un’ottima conoscenza dell’inglese è imprescindibile: è consigliato infatti, anche se non obbligatorio, presentare una certificazione linguistica recente come il Toefl o lo Ielts.
La borsa Fulbright Research Scholar è rivolta a tutte le discipline scientifiche, con la sola eccezione delle attività di tipo clinico, che prevedono cioè il contatto clinico o terapeutico con pazienti umani o animali, per le specializzazioni di Medicina e Chirurgia, Veterinaria, Odontoiatria, Scienze infermieristiche e psicologia. Fulbright Research Scholar fa però parte di una rosa di proposte più ampia, che per l’Italia mette a disposizione nel complesso tra le 70 e 80 borse all’anno, suddivise in modo bilanciato tra gli americani che desiderano venire nel nostro Paese e gli italiani che partono per gli States.
Solo negli ultimi dieci anni sono stati 494 gli italiani (136 col programma Research Scholar) che hanno trascorso negli Usa soggiorni di studio o ricerca. Nel complesso, alla Commissione Fulbright per gli Scambi culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti, braccio operativo che su indicazione dell’ambasciata americana a Roma e del Ministero degli Affari esteri gestisce da sempre il programma Fulbright nel nostro Paese, arrivano stabilmente poco meno di un centinaio di candidature italiane all’anno. Per quanto riguarda questo “ramo” particolare, la Fulbright Research Scholar, «lo scopo è mandare negli Stati Uniti ricercatori di tutti gli ambiti disciplinari, perché al loro ritorno possano mettere a frutto in Italia i risultati conseguiti», spiega alla Repubblica degli Stagisti Sandro Zinani, educational advisor della Commissione Fulbright italiana.
Nel complesso il programma Fulbright ha coinvolto, in sessant'anni di storia, quasi 250mila partecipanti in uno scambio continuo da e verso gli Stati Uniti diventando una delle iniziative di scambio scientifico e culturale più competitive e longeve a livello mondiale. Discipline scientifiche, scienze politiche ed economiche, sociologia, giornalismo, discipline artistiche: il programma Fulbright si estende con le sue proposte a tutti gli ambiti della conoscenza. Tra i suoi borsisti più illustri, solo per fare qualche nome, Muhammad Yunus, Joseph Stieglitz e Javier Solana. In tutto 53 premi Nobel e 78 premi Pulitzer. Tra gli italiani, sono stati borsisti Fulbright Carlo Rubbia, Margherita Hack, Umberto Eco, Giovanni Sartori, Gianni Riotta e Irene Bignardi. Senza contare il premio Fulbright per la "Comprensione internazionale" (J. William Fulbright Prize for International Understanding), assegnato a personalità come Nelson Mandela, Bill Clinton e Desmond Tutu dall'associazione degli ex borsisti Fulbright.
Con 155 Paesi coinvolti e circa 7.500 borse assegnate ogni anno, a guidare il programma Fulbright resta un fil rouge di fondo: la scelta di progetti e di esperienze di eccellenza. Nell'opzione Research Scholar, le borse per l'anno 2015-2016 garantiscono la copertura dei costi da un minimo di 9mila dollari per soggiorni di sei mesi fino a un massimo di 12mila dollari per nove mesi, con un contributo forfettario di 1.100 euro per le spese di viaggio. I partecipanti vengono coperti da un’assicurazione medica finanziata dal governo americano e inoltre esentati dal pagamento della tassa consolare e dalla Sevis fee per l’ottenimento del visto d’ingresso negli Stati Uniti ( qui il link al sito dell'ambasciata Usa).
La domanda va compilata entro il 9 gennaio, creando un profilo online sul sito e consegnando a mano o via posta o corriere, sempre entro la stessa data, tutti i documenti aggiuntivi (è sempre consigliabile controllare la checklist sulla pagina del programma Fulbright Research) agli uffici romani della Commissione Fulbright di via Castelfidardo 8, aperti dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 17. Non fa fede il timbro postale. Tra i documenti necessari, è richiesta la presentazione di tre lettere di referenza, in inglese, che vanno compilate online dai referenti. Almeno una dovrà provenire da un ateneo diverso da quello di appartenenza del candidato, mentre è sconsigliata la presentazione di lettere di referenza da parte dell’università ospitante negli Stati Uniti. Altri documenti cartacei richiesti: copia della Fulbright Visiting Scholar Application compilata on-line, contenente anche il programma di ricerca (Project Statement) con bibliografia, curriculum vitae e lettera di invito della università statunitense; certificato rilasciato dall'università che indichi la qualifica e la tipologia di inquadramento accademico e amministrativo; per gli assegnisti di ricerca: certificato rilasciato dall'università che provi il conseguimento il titolo di Dottore di ricerca; certificazione delle risorse economiche; copia del passaporto, con copia delle pagine che indicano precedenti visti d'ingresso negli Stati Uniti; certificazione linguistica.
Il processo di selezione prevede una prima scrematura delle domande presentate da parte di esperti nominati dalla Commissione Fulbright nei vari campi disciplinari. A fare la differenza e determinare i vincitori sarà poi un colloquio-intervista a Roma, in cui i candidati preselezionati dovranno illustrare nei dettagli il proprio progetto di ricerca. «L’eccellenza del percorso accademico dei candidati è uno dei nostri criteri di scelta, insieme alla qualità del progetto di ricerca. Devono spiegarci perché vogliono andare proprio negli Stati Uniti, cosa faranno e con quali metodi, ma soprattutto dovranno evidenziare come intendono mettere a frutto i risultati ottenuti una volta tornati in Italia», spiega ancora Zinani. Un consiglio per chi volesse candidarsi? «Di sicuro quello di non ridursi all'ultimo momento. La candidatura richiede molto tempo e va molto ragionata. Suggerisco ai candidati di definire con precisione i termini di lavoro con l'università americana in cui si intende andare», sottolinea Zinani. «Chi parte con il programma Fulbright, poi, deve essere consapevole anche di essere un ambasciatore culturale del proprio Paese».
Maura Bertanzon
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