Alliance for YOUth, risultati oltre le aspettative per il progetto di Nestlé sull'occupazione giovanile

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 17 Nov 2016 in Notizie

Sono le aziende a dover rimettere in moto l'occupazione giovanile e Nestlècolosso dell'alimentare e membro del circolo virtuoso RdS sta facendo la sua parte con la Alliance four YOUth. Partito nel 2014 a corollario dell'iniziativa Nestlè needs YOUth, questo è il progetto con cui il gruppo si è impegnato a contrastare la disoccupazione delle nuove generazioni creando per loro opportunità – almeno 5mila nelle intenzioni iniziali in Italia e in tutta Europa. È nato così un network di duecento aziende, di cui 14 nel nostro paese (tra loro Accenture, BNP Paribas, Gi Group, Nielsen).

A distanza di due anni il bilancio supera le attese: 1500 posizioni attivate tra stage, percorsi di alternanza scuola lavoro, e assunzioni vere e proprie (il 50% del totale) solo in Italia. Quota che sale a 6.500 se si guarda anche al resto delle imprese 'alleate'. In Europa, dove le aziende coinvolte sono state oltre 200, le offerte di lavoro e stage sono salite a 115mila. Numeri importanti anche per una multinazionale come Nestlé a cui fanno capo 436 stabilimenti e circa 335mila collaboratori, mentre solo in Italia le sedi sono 12 con 5mila dipendenti e 2,3 miliardi di fatturato nel 2015.

Anche se per arginare l'esercito di disoccupati al di sotto dei 30 anni
ora al 37% in Italia serve il contributo non solo dell'imprenditoria ma anche dello Stato. «Non si possono creare posti di lavoro senza le aziende ma queste da sole da sole non possono farcela» ha evidenziato Leo Wencel, capo mercato di Nestlé Italia, intervenendo all'evento romano celebrato alla Residenza Ripetta per festeggiare il primo traguardo del progetto. A raccontare la propria esperienza anche alcuni dei giovani che ne hanno usufruito - come Anna Pitto, 26 anni e community manager dei Baci Perugina - Demetrio Latella, che sviluppa software in Bnp Paribas, Paola Modena, 27enne e veterinaria in Inalca.

Puntare sui giovani del resto è un atto strategico per le aziende
– quantomeno quelle più lungimiranti. Lo ha ricordato il vicepresidente di Giovani Confindustria Vincenzo Caputo: «Le aziende con giovani in organico investono di più, hanno competenze nuove, esprimono più imprenditoria femminile e sono più internazionali». Per questo indirizzare le scelte politiche a favore dell'occupazione giovanile sarebbe «la soluzione a tanti problemi», considerando che «i Neet pesano sull'1,4 per cento del Pil». Si potrebbe iniziare da quei profili che non si riescono a trovare, e che sono «60mila non soltanto nel digitale» evidenzia Caputo. 

«In Italia c'è una grande ignoranza digitale» gli fa eco Silvia Vianello, docente di marketing alla Bocconi «
perché esportiamo profili con competenze elevate e
importiamo candidati meno specializzati». Ma il giro di posti lavoro vuoti è enorme, «un buco del 22 per cento nel digital». Mancano per esempio profili «per un advertising avanzato o per le web structure». Un problema originato dal «fossato tra grandi aziende e università» a cui fa cenno Oscar Pasquali del ministero dell'Istruzione, e a cui si sta cercando di rimediare con l'alternanza scuola lavoro messa a regime con la riforma della Buona scuola. Ma in un mondo che evolve tanto in fretta, «la formazione non è come una volta» spiega la Vianello, «oggi il compito del docente è insegnare a aggiornarsi, a stare al passo con i tempi».

Un concetto su cui ragiona anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ospite d'onore dell'evento: «Bisogna immaginare quello che succederà in futuro, analizzare il problema in riferimento a masse grandissime: tenere a mente che spuntano nuove professioni ma ci sono anche tre milioni di disoccupati». Una visione d'insieme indispensabile in un'era in cui «la condizione di vita delle persone è diversa dal passato, una volta superata la concezione statica del lavoro» che ci ha accompagnato per decenni. E «nessuno da solo può fare i conti con grandi cambiamenti». Stato e aziende insieme insomma. Mentre nel frattempo si allargano gli orizzonti del progetto di Nestlè. Per il 2020 l'obiettivo è arrivare solo all'interno della multinazionale a 20mila posizioni per under 30 in tutta Europa, 230mila nell'ambito dell'Alliance. Come dice l'adagio, chi ben comincia è a metà dell'opera: e il primo triennio di Nestlè needs YOUth e Alliance four YOUth ha dato addirittura più frutti del previsto.


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