Allarme MiniAspi, mesi d'attesa per ricevere l'indennità

Andrea Curiat

Andrea Curiat

Scritto il 16 Ott 2013 in Articolo 36

«Buongiorno, vorrei un’informazione: quali sono i tempi d’attesa per ottenere la MiniAspi? So che si possono attendere anche alcuni mesi...». Sono le 9.30 di un lunedì mattina presso l’ufficio per i servizi all’utenza dell’Inps di Milano, in via Pola 9. Nell’ampia stanza attendono decine di persone per le ragioni più svariate: c’è chi ha bisogno di chiarimenti sulla pensione, chi deve fare domanda per un servizio di sostegno al reddito. «Per la MiniAspi noi cerchiamo di fare tutto entro 30 giorni», risponde l’addetta Inps. «Poi i tempi per sbrigare le pratiche possono variare in base alla sede di competenza. A gennaio c’è spesso un aumento del carico di lavoro, quindi i tempi possono essere un po’ più lunghi. Deve informarsi all’ufficio nella sua area di residenza», aggiunge. «Non abbiamo la sfera di cristallo».
La posizione ufficiale dell’Inps è proprio questa. Per ottenere la MiniAspi, l’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti per i lavoratori subordinati che abbiano perduto involontariamente il lavoro, bisogna aspettare più o meno un mese. E 30 giorni era anche il limite temporale entro il quale l’ente previdenziale si impegnava a versare il vecchio assegno di disoccupazione. Ma la realtà che emerge dai commenti e dalle reazioni degli aventi diritto dinanzi alla nuova MiniAspi è ben diversa. Basta cercare tra forum e commenti sui blog per trovare numerosi esempi di lavoratori disoccupati che hanno dovuto aspettare 
due, tre, anche quattro mesi prima di vedersi accreditare l’assegno. A maggio una ragazza scriveva sul forum di Orizzontescuola: «Ragazzi non posso crederci dopo mesi di attesa anche la mia situazione sembra che si stia sbloccando! Stamane ho trovato nel mio fascicolo previdenziale che hanno acquisito la domanda miniaspi 2012 e poi mi dice completata. Ma non leggo nessuna cifra e non c'è scritto accoglimento! Quanto bisogna aspettare ancora? C'è scritto solo completata! E' da gennaio che ho fatto domanda, assurdo! Tutto questo tempo». Tempo di attesa dichiarato: cinque mesi. Stessa situazione per un’altra utente: «Io ho presentato la mini aspi 2012 il 29 gennaio e oggi [il 17 maggio, ndR] mi è arrivato un messaggio su postacertificata.gov che la mia domanda è stata accolta ed è stato disposto un pagamento».

I ritardi colpiscono disoccupati provenienti da tutta Italia. Disperati i toni di un lettore nei commenti a un articolo dell’Eco del cittadino: «Salve sono passati 3 mesi e 5 giorni dalla data della mia domanda di indennità, ancora non si vedono i soldi, vivo a Roma (Inps Casilino). Qualcuno sa per caso dirmi qualcosa sui tempi. Non riesco più ad andare avanti. Agli sportelli dell'Inps non sono in grado di darmi spiegazioni». Gli fa eco un'altra giovane: «Ciao, io sono circa tre mesi che sto aspettando, ma ancora niente, dal 6 febbraio ho fatto la domanda e ho saputo che hanno accettato il miniaspi più assegni per i figli, la domanda è ma quanto devo aspettare per i soldi?? Grazie».
Insomma, i mesi passano e molti aventi diritto non ricevono l’assegno. Altro che 30 giorni. Una situazione insostenibile per chi è senza lavoro, privo di reddito, e deve pagare affitto, mutuo, bollette, spese quotidiane della famiglia. Al danno si aggiunge la beffa, ovvero l’amara consapevolezza di avere diritto alla prestazione, ma di dover attendere un periodo di tempo del tutto aleatorio prima di poterne usufruire. Ci sono ovviamente anche i casi virtuosi, gli uffici dell’Istituto che erogano l’indennità con efficienza e in tempi rapidi, ma la contraddizione non fa che evidenziare la disparità di trattamento dei cittadini sul territorio.
Un riscontro arriva dai sindacati, che confermano il disagio dei cittadini. Secondo Nicola Marongiu, responsabile area welfare della Cgil nazionale, «Il problema non sta certo nell’assenza di fondi, perchè le indennità sono finanziate attraverso la contribuzione aggiuntiva, ma piuttosto nella lavorazione della pratica. L’Inps versa in condizioni difficili in molte realtà sul territorio, con dotazioni organiche carenti e un surplus di attività determinato dalla crisi».
Luigina de Santis, del patronato Inca Nazionale, commenta così la situazione ad Articolo 36: «Prima dell’Aspi e della Miniaspi, i patronati avevano stipulato delle intese formali con l’Inps, che si impegnava a pagare l’indennità ordinaria o con requisiti ridotti entro 30 giorni dalla data di presentazione della domanda. Tutto filava liscio come l’olio. Oggi anche noi riceviamo segnalazioni di lavoratori disoccupati che devono aspettare due mesi o più per ottenere l’Aspi o la MiniAspi, anche se in linea di massima non si arriva a 5 o 6 mesi».
Le nuove indennità hanno sconvolto i meccanismi di calcolo, rallentando i tempi di accettazione. Secondo de Santis, c’è un problema a monte. «La professionalità dell’Inps si è molto ridotta. I funzionari si affidano alle macchine, ai pc, e non sono più in grado di fare i conteggi a mano per verificare se sussistano i requisiti per Aspi e MiniAspi. Più volte è capitato che una sede territoriale rispondesse a un utente: non posso erogarti una prestazione perchè mi manca la procedura per calcolarla. Ma non si può negare un diritto con la scusa della mancanza di un algoritmo. In qualche modo chi ha i requisiti per una prestazione previdenziale o a sostegno del reddito deve ottenerla».
In questa situazione, le prestazioni erogate dall’Inps variano di ufficio in ufficio, con risultati disomogenei sul territorio. «Gli uffici con più personale riescono a smaltire le richieste di Aspi e MiniAspi. Gli altri sono in difficoltà, e i ritardi si accumulano», commenta la responsabile. Stando agli ultimi dati di bilancio Inps, nel solo mese di luglio 2013 sono state presentate 192.311 domande di Aspi e 33.200 domande di MiniAspi, oltre a 373 domande di disoccupazione edile ordinaria e speciale, 13.477 domande di mobilità, e 624 richieste di disoccupazione ordinaria ai lavoratori sospesi. In totale, dal gennaio al luglio 2013, sono state presentate 1.084.694 domande, in aumento del 20% circa rispetto alle 900mila domande dello stesso periodo del 2012.
Per finire, c’è un ultimo problema, relativo all’acquisizione dei contributi. «L’Inps deve essere sicura che l’azienda di ultima occupazione abbia versato i contributi per il dipendente con l’Uni-Emens: una procedura di versamento mensile. Il datore di lavoro, però, in genere versa i contributi a fine mese, insieme a quelli di tutti gli altri lavoratori. Se lavoro per i primi 15 giorni, e poi perdo l’impiego, l’Inps dovrà comunque attendere l’accredito di contribuzione prima di verificare i requisiti per la MiniAspi. Ci sono quindi dei tempi fisiologici di attesa, che però possono giustificare un ritardo di un mese o due, non certo di 5 mesi nell’erogazione delle prestazioni», conclude de Santis.
Insomma, dietro ai ritardi dell’Inps si nasconde il solito insieme di ritardi burocratici e meccanismi amministrativi farraginosi. Ma intanto chi ha diritto a un sostegno al reddito è costretto in qualche modo a tirare la cinghia sperando di essere finito nell’ufficio territoriale migliore e più rapido. E a volte la prestazione arriva dopo mesi, magari quando il lavoratore ha trovato un altro impiego – e paradossalmente non ne ha più bisogno.

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