Erasmus+, il programma europeo di mobilità studentesca evoluzione del suo omonimo predecessore, si mobilita per l'emergenza migranti. L'Agenzia nazionale giovani – che in Italia ha l'incarico di coordinare i progetti italiani afferenti al programma europeo – ha stanziato 1 milione e 370mila euro da impegnare in quaranta percorsi. L'idea è quella «promuovere tra le nuove generazioni i valori della tolleranza, accoglienza e solidarietà, fornendo esempi e strumenti concreti» fa sapere Giacomo D'Arrigo, direttore dell'agenzia. Il volontariato sarà dunque centrale, visto che lo Sve (il servizio volontario europeo) fa parte delle diverse ramificazioni di Erasmus+, che può contare su quasi 15 miliardi di finanziamento da spalmare nel settennio 2014-2020. E che include progetti di istruzione, formazione, lavoro e – appunto – volontariato.
La definizione dei programmi avverrà a ottobre, quando «Ang parteciperà al meeting delle agenzie nazionali gioventù di Erasmus+ con l'obiettivo di capire come il programma possa supportare l'accoglienza e l'integrazione dei rifugiati delle aree del Nord Africa e del Mediterraneo» chiarisce il direttore. Già da ora si sa che gli scambi, il volontariato e la formazione avranno come fine l'inclusione e il dialogo interculturale, la cooperazione internazionale, la cittadinanza attiva, le pari opportunità e l'uguaglianza di genere.
Il processo è iniziato diversi mesi fa, quando l’Ang ha avviato insieme a altre cinque agenzie nazionali l'accreditamento dei Paesi dell’area del Mediterraneo, per far sì che potessero prendere parte ai progetti. Come spiega D'Arrigo alla Repubblica degli Stagisti, «a partire dal primo gennaio 2015, su richiesta della Commissione europea, tutte le organizzazioni giovanili dell'area mediterranea devono anch’esse, come le organizzazioni dell’Unione europea, seguire criteri standard di qualità per gestire progetti che coinvolgono volontari europei».
A questo scopo l’Agenzia nazionale giovani ha da allora messo a disposizione personale competente per visite di accreditamento sul luogo, e formare sul posto esperti nelle pratiche e nelle conoscenze delle politiche giovanili da applicare nell’area mediterranea. «Il training ha permesso di accrescere le competenze per gestire le attività progettuali ma soprattutto di coinvolgere le comunità locali a partecipare a questo processo di crescita e di apprendimento» continua. Ricordando che tra i Paesi coinvolti ci sono Tunisia, Giordania, Libano, Palestina, Israele, Marocco, Egitto.
«Dobbiamo restituire all’Europa il ruolo di guida e maestra nella definizione di un mondo basato sui principi dell’integrazione e della libertà» rilancia D’Arrigo. «Attraverso le attività che l’agenzia promuove, dagli scambi culturali al servizio volontario europeo, passando per specifiche attività di formazione, possiamo dare un contributo concreto per allontanare divergenze culturali e superare i conflitti».
Per partecipare attivamente nella soluzione al dramma dei migranti che premono ai confini dell'Europa la strada maestra è quella del volontariato. E l'Agenzia Giovani non è la sola a offrire un contributo per l'accoglienza e l'integrazione. Si possono citare tanti altri esempi. C'è la Caritas, che ha messo in piedi un progetto per offrire alloggio ai migranti in casa propria (le famiglie interessate possono candidarsi presso le venti diocesi che hanno dato la disponibilità). Per chi viene accettato, è previsto anche un rimborso di qualche centinaia di euro mensili.
Ed è possibile poi candidarsi come volontari attraverso Emergency, che opera non solo in ambulatori medici ma anche nei servizi di prima accoglienza dei flussi migratori. O per esempio attraverso il progetto Bambini in alto mare, che ha creato una rete di volontari fatta di famiglie e singoli, appositamente formati per il sostegno delle famiglie di chi arriva nel nostro Paese. E ancora per Lampedusa, dove sono presenti volontari del Gruppo Abele, altra organizzazione presso cui fare domanda per attivarsi come volontari.
Ilaria Mariotti
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