Se i numeri della disoccupazione giovanile in Italia sono spaventosi, peggiori solo di quelli di Grecia e Spagna, non è che il resto d'Europa sia immune dal problema. Con situazioni e intensità diverse, la grande crisi globale comporta per le nuove generazioni che si affacciano al mercato del lavoro in tutto il vecchio continente un ambiente generalmente ostile e povero di opportunità.
Così si innesca un circolo vizioso: se la crisi avanza il business cala, il fatturato della maggior parte delle aziende si riduce, e di pari passo si ridimensiona la propensione di queste imprese ad investire in nuovi capitali, sopratutto umani. In questo modo cresce la disoccupazione e l'inoccupazione, circolano meno soldi, il mercato si contrae ulteriormente, e la spirale prosegue all'infinito, in un infinito ribasso.
Alcune teorie economiche suggeriscono infatti in momenti di crisi di invertire la rotta. Investire, crescere, creare lavoro. Un comportamento anticiclico che funziona da antidoto, interrompendo il circolo vizioso e immettendo nuova linfa ai mercati.
Il primo referente che viene chiamato in causa, in questi casi, è lo Stato. Ai governi si chiede di investire, di assumere, di lanciare grandi opere, di immaginare nuovi progetti che comportino la creazione di posti di lavoro. In Europa da ormai almeno un paio d'anni la grande polemica non a caso è quella tra i sostenitori dell'austerity a tutti i costi, con tagli spietati alla spesa pubblica, e quelli che invece chiedono che accanto al contenimento delle spese poco utili vi siano anche investimenti che possano far ripartire le imprese, l'economia, e dunque anche il mercato del lavoro.
Ciò non toglie che anche il settore privato possa fare la sua parte. E oggi una delle più grandi multinazionali esistenti al mondo, la svizzera Nestlé, annuncia l'avvio di un piano in questo senso. Un progetto su larga scala che coinvolge tutte le filiali europee dell'azienda ed è mirato a creare 20mila nuove posizioni professionali per giovani di tutta Europa nel triennio 2014-2016: solo per l'Italia si tratterà di oltre mille opportunità a partire dall'anno prossimo.
Nestlé in Italia già da anni dimostra con i fatti la sua attenzione ai giovani e al tema dell'occupazione giovanile. Aderisce infatti fin dal suo avvio, nel 2009, all'iniziativa Bollino OK Stage, impegnandosi a rispettare i principi della Carta dei diritti dello stagista.
Questo progetto europeo si inscrive nella stessa logica di responsabilità sociale di impresa, con una portata enormemente più vasta e con una consapevolezza che spesso chi si occupa di mercato del lavoro sottovaluta: che investire in maniera anticiclica porta un grande vantaggio all'investitore nel medio-lungo periodo. Anche il titolo dell'iniziativa, «Nestlé needs YOUth», ricalca questo convincimento: che questi 20mila posti in tutta Europa, che nei prossimi tre anni verranno occupati da giovani capaci e intraprendenti, non siano una "carità" che l'azienda fa ai poveri giovani europe, bensì un investimento - il migliore che un'azienda possa fare - sul proprio futuro. Una strategia che Nestlé mette in campo sfruttando anche la sua "multinazionalità", e dunque aprendo nelle sedi nei Paesi meno colpiti dalla crisi opportunità di formazione e di lavoro per i giovani provenienti dai Paesi dove le condizioni economiche sono peggiori. Under 30 che avranno dunque il doppio vantaggio di accedere a un'opportunità, tanto più preziosa quanto è grave il periodo di crisi, e di poter fare un'esperienza all'estero. «Come parte integrante del progetto è inoltre previsto un selezionato gruppo di posizioni specificamente pensate per offrire ai giovani dell’Europa meridionale, l’area più colpita dal fenomeno» spiega l'azienda in una nota «la possibilità di vivere preziose esperienze lavorative all’estero – in Svizzera, Francia, Germania, Austria, Paesi Nordici e Regno Unito».
L'iniziativa viene presentata oggi ad Atene e in contemporanea anche a Roma, alla sede del Cnel, attraverso una tavola rotonda con un parterre d'eccezione: il direttore centrale dell'Istat Linda Laura Sabbadini, il vicepresidente dei Giovani di Confindustria Marco Oriolo, una folta rappresentanza di sindacalisti. In prima linea a raccontare il progetto anche i grandi capi di Nestlé: da Atene Laurent Freixe, vicepresidente esecutivo di Nestlé e Zone Director per l’Europa, in videocollegamento insieme al presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy; e a Roma a Leo Wencel e Giacomo Piantoni, rispettivamente capo Mercato e direttore Risorse umane del Gruppo Nestlé in Italia.
Il progetto appare talmente incisivo, e unico nel suo genere, da meritarsi la partecipazione del capo della segreteria tecnica del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, Daniele Fano. Perché oltre ai posti che Nestlé aprirà al suo interno l'obiettivo è quello di creare una catena positiva, un circolo virtuoso che coinvolga le migliaia e migliaia di aziende che gravitano intorno a Nestlé: collaboratori, fornitori, rivenditori. Una rete enorme: 63mila realtà produttive a livello europeo che verranno invitate «a prendere parte al progetto Nestlé needs YOUth offrendo opportunità di lavoro, tirocinio e stage ai giovani». Un programma parallelo con una sua denominazione specifica: «Alliance for Youth».
L'idea di fondo è che se qualcuno ci mette del suo, e investe invece che ritirarsi nel suo orticello, e offre opportunità e getta il cuore oltre l'ostacolo, la strada per superare finalmente questa crisi sarà più breve e meno accidentata. Nestlé impartisce oggi un segnale forte al suo gruppo dei pari, le grandi aziende europee: non basta vantarsi, sui propri siti o alle fiere del lavoro o nei convegni, di essere buoni e belli ed eticamente responsabili, di cercare talenti e offrire ottime opportunità di formazione e di carriera. In un momento come questo, con i tassi di disoccupazione a cifra doppia, le parole non bastano più. Ci vogliono i fatti. E sta ai big dell'economia e dell'impresa dare il buon esempio. Con i fatti. Con i posti di stage e di lavoro. Con le opportunità di occupazione e di reddito. Per cambiare marcia una volta per tutte. Non resta che vedere se qualche grande impresa si lascerà ispirare, e sceglierà di spingere l'acceleratore sull'inserimento di giovani in organico.
Per saperne di più su questo argomento:
- Paese che vai, stage che trovi: maxi report della Commissione europea
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